Da almeno due mesi non rispondo alla posta che mi è via via giunta nel Blog (per la verità qualche commento mi è giunto via mail e poi l’ho trasferito nel Blog, ma preferisco che il materiale affluisca direttamente a Clandestino in Galleria, considerato anche il fatto che il sistema per farlo è assai semplice).
Comincio in ordine di data con le missive più lontane nel tempo. Dopo la pubblicazione di “L’Italia di Totò e dei Moschettieri” (2/04/13) Gianni Dello Iacovo mi fa osservare che così come si parla sempre dei Tre Moschettieri che in realtà erano quattro (ma D’Artagnan inizialmente venne arruolato nelle Guardie e solo in un secondo tempo fu posto, insieme a Athos, Porthos e Aramis, agli ordini di Monsieur de Treville) si citano sempre i quattro moschettieri Gasman, Manfredi, Sordi e Tognazzi e mai il quinto. E cioè, secondo Dello Iacono, Mastroianni. Mi sembra che sia un esclusione giustificata dalle caratteristiche peculiari di Marcello, in cui si rinvenivano anche, occasionalmente, tonalità comico-grottesche, ma che incarnava prevalentemente una maschera sospesa fra il drammatico e il poeticamente attonito. Grazie ad essa rivelava le sue qualità migliori, quelle a cui dovette la sua fama internazionale. Concordo con Rear Window sulle caratteristiche genialmente inventive di Age e Scarpelli come creatori di un nuovo linguaggio. Concordo anche con Rosellina sul fatto che il cinema italiano di qualche tempo fa riposava su una inventiva robustezza di fondo, la quale consentiva a registi, sceneggiatori ed attori di esprimersi al meglio. In realtà penso che sia la società italiana nel complesso ad attraversare un peggioramento globale e facilmente avvertibile, sia, come si dice, nella sfera pubblica che in quella privata. Gli esempi, che attengono alla cronaca politica come a quella giudiziaria e criminale, sono davanti agli occhi di tutti. Il cinema, pur con lentezze, goffaggini e sfacciate scaltrezze, è un riflesso di quello che la società è e di quello che la società vive. Quest’ultima osservazione è anche implicitamente ed esplicitamente, una risposta a Rita M.
Passiamo ora ai commenti riguardanti il mio brano su Jannacci (9/04/13): sostanzialmente concordano tutti nei giudizi favorevoli. Divertente il testo della canzone “Giovanni telegrafista” (“…per andare abitare città grande piena luci gioielli”) con le preposizioni tagliate secondo la regola dei telegrammi, inviato da Enrico. Rosellina e Rita M. sono d’accordo con me e il ricordo personale di PuroNanoVergine, che all’età di sette anni conobbe il cardiologo Jannacci, è indubbiamente curioso e inatteso.
Rosellina e Enrico hanno scritto a proposito dell’humour ligure (15/04/13). Faccio osservare che quello di Dapporto fu una variazione tutta particolare, tipica della Sanremo di una volta e più largamente di quel frammento della Liguria di ponente che fino agli anni trenta era ancora legata alla vicinissima Francia di confine da un antico rapporto che risaliva al Regno di Sardegna. Per la gente di Ventimiglia Mentone e Nizza erano molto più famigliari di Genova. E, prima di imbattersi nel curioso ma sostanzialmente comprensibile provenzale di Nizza, si veniva a contatto, poco dopo il passaggio di frontiera, con il “post-genovese” parlato a Monaco (u munegascu). In questo senso le citazioni francesi di Dapporto (…dal gallico) avevano un senso preciso e rivelavano una dimestichezza quotidiana che via via, con il passare delle generazioni e l’arrivo in massa dei calabresi, ha mutato tutte le antiche caratteristiche comuni fra il Ponente ligure e la vecchia Contea di Nizza. Tanto è vero che quando Dapporto provò, lui Sanremasco, a recitare a Genova il repertorio di Govi dovette letteralmente cambiare lingua.
Per quel che riguarda l’articolo del 22/04/13 su Papa Francesco (che, non so perché continua ad essere citato dalla stampa scritta e dalla televisione come Francesco e non come Francesco I) ringrazio i fedelissimi Rosellina e PuroNanoVergine. A proposito della mia confessione di stanchezza apparsa nel Blog il 27/04/13, ringrazio ancora il gruppo dei fedelissimi: Rosellina, Rita M., Enrico (in tanti anni di vita a Roma non ho mai sentito l’espressione “robba paccuta”!), Giorgio e Luciano Garibaldi con cui passammo tanto insieme in redazione più di quarant'anni fa. Per quel che riguarda PuroNanoVergine non so se posso garantire un altro settennato o, come si diceva meglio un tempo, settennio; (ho controllato nel Battaglia e ho visto che la parola “settennato”, anche se presente già in Croce e in Gramsci, è ricalcato sul francese “septennat” mentre “settennio” viene dal latino tardo “septennium”).
Mi fa piacere che Rosellina (3/05/13) legga con interesse la tabella dei film usciti a Genova; mi auguro che possa venire una volta a Genova ed assistere (un primo Lunedì del mese, da Ottobre a Giugno) ad una Stanza del Cinema, che vive ormai sullo zoccolo duro di appassionati (per la verità di appassionate, perché sono quasi tutte signore). In quanto alle osservazioni varie sulla Germania 06/05/13 faccio osservare a PuroNanoVergine ed a Corto Maltese che io pensavo istintivamente a squadre di Club (tipo “Champions League”) e non a rappresentative nazionali, dove in genere l’Italia, pur con minor applicazione ma con maggior inventiva, riesce quasi sempre a vincere. Le squadre di Club sono attualmente una dimostrazione della furbizia e della elasticità con cui i tedeschi si stanno impadronendo di nuovo dell’Europa. Ad esempio il Bayern Munchen conta 26 giocatori che formano la cosiddetta “rosa”: di essi 14 sono tedeschi e ben 12 stranieri (sono rappresentati la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Svizzera, il Perù, il Brasile, la Croazia, la Spagna e l’Austria). Come si vede l’abitudine di attingere fuori dai confini, comune ormai a tutte le squadre europee, è rigorosamente praticata anche dalle squadre tedesche, che sono anche per quel che mi risulta, le più solide finanziariamente (stadi efficienti, pubblici compatti). La voglia tedesca di dominio è intrisa di una furbizia un tempo assente in Germania, che la rende ora doppiamente “pericolosa”.
I post giunti il 6/05/13 (ringrazio per le lodi) mi consentono una precisazione che riguarda proprio il mio omonimo. Infatti in questi giorni si parla di lui come di un possibile Presidente del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica), importantissimo perché veglia sui nostri Servizi Segreti.
Veniamo infine ai post giunti in occasione del mio scritto del 13/05/13 su Andreotti. Enrico, a cui il personaggio non garbava, fa un riferimento a Tatti Sanguineti di cui si occupava anche Anonimo in un post del 6/05/13. Facendo cioè riferimento alla telefonata in cui lo stesso Tatti parlava a lungo del suo sfortunato documentario su Andreotti, rimasto purtroppo incompleto. Ne abbiamo parlato al telefono e mi pare di capire che nutra qualche speranza di poterlo recuperare.
Spero di avere risposto a tutti in modo abbastanza esauriente. Ringrazio i soliti fedelissimi della loro utilissima partecipazione al Blog e resto sempre in attesa di commenti e suggerimenti, entrambi graditissimi.
Mi auguro a presto con qualche mio apporto nuovo e più sostanzioso…