Blog - Crediti


L'audio e i video © del Blog sono realizzati, curati e perfezionati da Lorenzo Doretti, che ha anche progettato l'intera collocazione.
L'aggiornamento è stato curato puntualmente in passato da diverse collaboratrici ed attualmente, con la stessa puntualità e competenza, se ne occupano Laura M. Sparacello ed Elisa Sori.

30 marzo 2012

A DOMANDA RISPONDE (RIASSUNTO DELLE RISPOSTE DA DARE AI LETTORI)

Il numero degli interventi “postati” dai lettori del blog sta lentamente aumentando. Ho pertanto deciso di sanare in un’ unica puntata i commenti e i quesiti che mi sono pervenuti. Risponderò adesso, facendo via via riferimento ai singoli capitoletti a cui le missive si riferiscono.
D’ora in avanti, sempre che vi sia materiale e se ne avverta la necessita, concentrerò le risposte al venerdì in modo da creare una sorta di rubrichetta a cui dare una certa continuità.

La mia comunicazione “A domanda risponde” (e comunica) in data 28 marzo ha provocato sette post, di cui due però scompaiono perché misteriosamente eliminati dall’autore. Andando nell’ordine 1) Mi compiaccio che al Principe Myskin siano piaciuti i primi due film da me selezionati e spero che possa avere recuperato anche il terzo, che era “I migliori anni della nostra vita”.
2) Ringrazio Unknown per le gentili parole nei miei confronti e sono contento che abbia “ritrovato” le mie tracce (per) "un colpo improvviso di fortuna". 3) Mi fa piacere che Rear Window ricordi “Dolly” una rubrica che feci per almeno due anni insieme al mio scomparso amico Sandro Spina e che venne immotivatamente soppressa da Emmanuele Milano quando fu nominato direttore di Rai Uno. Fra le rubriche di cinema allestite nel corso degli anni alla Rai, sicuramente è quella che è costata meno perché sia io che Spina eravamo “interni” e perciò già stipendiati. E, naturalmente, il personale di lavorazione era quello degli studi Rai, anch’esso ovviamente già a libro paga. In tutto e per tutto il personale “esterno”, si limitava ad una collaboratrice a tempo determinato…Se penso al nugolo di persone che lavoravano in certe rubriche il raffronto è schiacciante. E “Dolly” in fondo, nonostante il basso costo industriale, aveva diversi milioni di spettatori…4) Mi fa piacere che Rosellina Mariani, con il suo solito affettuoso entusiasmo abbia deciso di comprare i DVD di “Chiamate Nord 777” e di “Pietà per i giusti” (se continuiamo di questo passo diventerò un benemerito dell’industria dell’Home Video!). Credo che alla Rai non sia impossibile trovare il nastro della trasmissione di “Hollywood Party”. In ogni caso è sufficiente telefonare in redazione in via Asiago e farlo chiedere a Steve a mio nome. 5) Saluto una “new entry” (uso quest’ espressione perché ha un Blog, jacopopaoloni.blogspot.com) redatto in inglese. Si tratta di Jay Paoloni che mi informa di essere un attore professionista che lavora a New York sia in teatro che in cinema. Sono io che ringrazio lui per la gentilezza che ha avuto nello scrivermi (ha ascoltato in differita la stessa intervista ad “Hollywood Party” a cui fa riferimento Rosellina) e mi fa piacere che i miei apporti l’abbiano stimolato ad “avvicinarsi ad orizzonti cinematografici un po’ diversi”. Vivendo in America farà sicuramente meno fatica di me a procurarsi i DVD dei film hollywoodiani del periodo post bellico.
La mia comunicazione “Sempre sull’elenco dei registi” (29/03/2012) ha provocato due interventi. 1) Rear Window, a proposito di Woody Allen attore, cita giustamente “Il Prestanome” (The Front, 1976) di Martin Ritt, autore di molti solidi film e ormai ingiustamente dimenticato. Una volta tanto non da me! Che l’ho inserito nell’elenco dei registi mettendo la frase “praticamente tutto!”. 2) Carlo Bernasconi (farò inserire, senz’altro, il suo nome nell’”elenco privilegiato”) si dispiace per non aver trovato nell’elenco il nome di Giorgio Diritti e di Wong-Kar way. Diritti mi pare un autore molto interessante ma ancora “recente”. Tre film mi sembravano un po’ pochi per inserirlo in un elenco impegnativo. Tuttavia l’esclusione può apparire ingiusta. Cercherò in qualche modo di ovviare. Non posso dire lo stesso per Wong-Kar way, che praticamente conosco poco e sul quale mi riserbo di fare delle ricerche.
Invece “L’ulteriore aggiunta nell’elenco dei registi” del 29/03/2012 ha provocato due interventi. 1) Gli elogi di Rosellina Mariani sono continui e graditissimi. 2) Carlo Bernasconi mi propone di inserire nell’elenco Edgar Reitz, Ozu, Mizoguchi, Takeshi Kitano e di aggiungere alla voce Bresson “Au hasard Balthazar” e “Mouchette”. In qualche caso penso che abbia ragione e provvederò. In altri ho bisogno di riflettere (Bresson, salvo che nei primi film, mi ha sempre fatto un po’ paura). In quanto a Reitz credo di avere una sorta di diritto di primogenitura. Mi ricordo che dopo la prima proiezione veneziana di Heimat mi era venuto l’idea di comprarlo per la Rai. Ho ancora nella memoria un lungo colloquio con il regista, allora praticamente sconosciuto, nel gradevole scenario del giardino dell' albergo “Quattro Fontane”. Non ottenni nessun risultato. Bernasconi me lo ha fatto venire in mente e ci ripenserò.
Approfitto dell’occasione per comunicare a Rosellina che un giorno o l’altro le fornirò una risposta a proposito della mia “grande cultura”. Per ora grazie.

29 marzo 2012

ULTERIORE AGGIUNTA NELL'ELENCO REGISTI

Rispetto a quanto comunicato con la nota precedente, sempre in data odierna, faccio presente che ho "sciolto la riserva", come dicono i politici, a proposito di Michelangelo Antonioni e Terrence Malick. Inoltre ho aggiunto qualche cosa all'elenco dei film di Emmer ed ho messo una nota, assolutamente essenziale e doverosa, a proposito dei geniali fratelli Marx.

SEMPRE SULL'ELENCO DEI REGISTI

Ho comunicato per e-mail agli iscritti nell' "elenco privilegiato" un'ultima notizia a proposito dei registi il cui nome era assente nel famoso elenco. Mi pare giusto riportarne qui il testo perchè tutti possano leggerlo. Ricordo che l'"elenco privilegiato" è semplicemente una lista di persone che hanno inviato il loro indirizzo e-mail e che pertanto io posso informare con una circolare ogni qual volta pubblico nel Blog materiale nuovo. Pertanto resto in attesa di ulteriori, eventuali, candidature. Ecco il testo del' e-mail:

Cari amici,
vi faccio presente che con Doretti abbiamo posto nel Blog la terza puntata delle “recensioni” di film americani del passato. Si tratta questa volta di “I migliori anni della nostra vita” (1946) di William Wyler. Sul quale c’erano tante di quelle cose da dire che temo di essermi dimenticato di citare il direttore della fotografia, che è lo stesso Gregg Toland reso famoso da “Quarto potere” (Citizen Kane) di Orson Welles.
Approfitto dell’occasione per farvi sapere che ho provveduto a sistemare tutti i tasselli dell’elenco registi trovati manchevoli dai lettori, e cioè quelli riguardanti Andrej Tarkovskij, i fratelli Taviani, Sam Peckinpah, Woody Allen, Buster Keaton, Charlie Chaplin. Sono rimasti per ora in sospeso Michelangelo Antonioni, Terrence Malick e Edgar G. Ulmer.
Resto in attesa di eventuali, ulteriori osservazioni.
Saluti a tutti.

28 marzo 2012

A DOMANDA RISPONDE (E COMUNICA)

Due ringraziamenti rivolti a chi ha visto e ascoltato le due prime “recensioni” dei film americani che “conviene aver visto …” ed una lusinghiera precisazione su una mia presenza (in voce) ad “Hollywood Party”.

Rear Window ha visto tutti e tre i film “recensiti”. Non capisco bene se li conosceva già o se, a causa dei miei interventi, ha comprato i DVD che li propongono. La prima ipotesi mi sembra più verosimile. La seconda mi renderebbe un benemerito dell’ industria dei DVD …. Parlando seriamente lo ringrazio per quel che dice del mio “lavoro meritorio” alla Rai.
Mi fa piacere che l’Anonimo delle 4 e 34 del pomeriggio trovi “splendido” il film di Hathaway “Chiamate Nord 777”, in preda ad un entusiasmo che forse supera il mio ma che comunque mi dà molto coraggio nel proseguire il mio lavoro di commento e di divulgazione, allineando "perle cinefile"…
Approfitto dell’ occasione per fornire ai lettori del Blog un’informazione che mi auguro possa interessarli. Lunedì scorso Steve Della Casa, conduttore per due settimane di “Hollywood Party” ha avuto l’affettuosa gentilezza di intervistarmi in trasmissione (poco dopo le 17,30) a proposito delle due iniziative di cinema che ho recentemente inserito nel Blog: l’elenco dei registi e, appunto, le “schedine” sui film americani del passato. Mi ha detto Lorenzo Doretti, il quale ha effettuato un controllo in internet con mezzi che non conosco ma che sono usuali e leciti, che  su “Clandestino in galleria” ci sono stati più di 500 contatti! Il che è una riprova della larga udienza della rubrica radiofonica ed anche della altrettanto larga diffusione del “mondo” dei computer …. Mi auguro che tutto questo sia servito ad aumentare il numero dei “fruitori” (si dice così) del mio Blog. Indubbiamente serve a darmi coraggio e a proseguire in una fatica (spesso) quotidiana che non capisco mai da quanta gente sia gradita. Mi auguro che sia una folla!

L'INVOLONTARIO "ESERCITO DI FRANCESCHIELLO"

Anche il 50° caduto in Afghanistan, il Sergente Silvestri, era meridionale. Non vorrei sbagliarmi ma credo che lo sia la larga maggioranza, se non la totalità, dei caduti in quella che ci venne presentata come una ovvia operazione di pace ed è, in realtà, un'esplicita missione di guerra. Ciò che volevo rilevare qui, è proprio il carattere "regionale" assunto dalle nostre Forze Armate dopo l'abolizione del servizio di leva. Vale a dire che, proprio in un momento in cui si infittiscono in internet i blog dei "neo-borbonici"- sostanzialmente contrari ad una unità d'italia ottenuta grazie alle cosidette "rapine" ed ai cosidetti "crimini" ad opera del Nord - il Sud alimenta decisamente le forze amrmate "italiane". C'è qualcosa di clamoroso fra l'adesione massiccia dei meridionali ad un'esercito "unitario" e la denuncia di continuo rivendicata dagli indipendentisti.
E' curioso dover rilevare che in un esercito, rigidamente modellato nella terminologia e nelle tradizioni dei singoli reparti, su quello piemontese e poi su quello regio (mostrine, motti, nomi dei reggimenti, evocazione delle tradizioni, eccetera) sono proprio quelli che vennero chiamati ingiustamente "i soldati di franceschiello" a tenere in piedi la baracca. Purtroppo niente è stato conservato dei nomi e delle tradizioni dell'esercito del Regno delle Due Sicilie, nemmeno di quei reparti che si batterono coraggiosamente dalla Sicilia (si veda il caso del colonnello Beneventano Del Bosco) sino all'assedio di Gaeta.
E' un argomento che mi incuriosisce e sul quale vorrei tornare.

26 marzo 2012

3 - Alcuni film americani che conviene avere visto - I migliori anni della nostra vita

MOVIOLA MOLTO PERSONALE, CON FILM DEL PASSATO PROSSIMO
Seconda puntata ancora dedicata al regista alsaziano-americano (poi, per un po’ , basta !). Ma si tratta di un’opera che nel 1946 fu molto importante e ricevette ben 7 Oscar.
Concepita e diretta nell’immediato dopoguerra cercò di recuperare, a volte riuscendoci, il senso di smarrimento di tanti militari smobilitati di fronte alle lusinghe ed alle difficoltà di un ritorno alla vita “civile”. Vi campeggiano alcuni attori già famosi nel passato come Myrna Loy e Fredric March, una scintillante promessa, come Teresa Wright, già consacrata da Hitchcock , ed un autentico mutilato che si esibisce coraggiosamente.

23 marzo 2012

L’OVVIO MISTERO DI TOLOSA

Anche di fronte alle scadenze più tragiche delle uccisioni e della morte continuano a sopravvivere antiche e (forse) invincibili lotte di competenza fra diverse forze di polizia. Accade in Francia ma anche in Italia, negli Stati Uniti e, forse, in tutti i paesi più avanzati.

Tutti i giornali di oggi sono ovviamente ricchi di commenti sulla clamorosa, in parte fallita e in parte riuscita, azione della polizia francese che ha ucciso nel suo appartamento il terrorista Mohamed Merah, autore delle terribili uccisioni dei bambini israeliani nella scuola ebraica di Tolosa e dell’ assassinio di due genieri paracadutisti di religione islamica. Sui giornali e naturalmente nelle valutazione dei politici francesi tutti si pongono la stessa domanda. Come è possibile che un reparto di specialisti della polizia non sia riuscito a catturare vivo, manovrando opportunamente gas soporiferi, un uomo solo che, seppure armatissimo, era asserragliato nel suo appartamentino di 40 mq?
Le polemiche sono ovviamente in corso, visto che lo stesso Sarkozy (che è stato un combattivo e pubblicizzato Ministro degli interni) si era raccomandato affinché Mohamed Merah venisse catturato vivo, così da poterlo interrogare ed individuare le complicità di cui sicuramente si avvantaggiava. Le stesse polemiche sono di un tipo che gli italiani possono capire molto bene. Riguardano il naturale conflitto di competenze che si è instaurato automaticamente in Francia, visto che l’azione contro il terrorista è stata affidata agli specialisti “Swat” della polizia, e cioè ad un reparto chiamato “Raid”, così da far combaciare le iniziali di “Recherche Assistance Intervention Dissuasion” con una parola, inglese all’ origine ma ormai universalmente adottata, che significa appunto “incursione, assalto, retata” eccetera.  Al Raid si contrappone automaticamente l’ equivalente reparto della Gendarmeria, il “Gign” (Groupe d’intervention de la Gendarmerie nationale). Poiché fra la Polizia e la Gendarmeria – attualmente comandata da un Generale, per la prima volta nel dopoguerra visto che l'incarico spettava sempre a ex-prefetti o a ex-magistrati - esiste tradizionalmente in Francia lo stesso spirito concorrenziale che c’è da noi fra Polizia e Carabinieri (i quali, peraltro, discendono appunto dalla Gendarmerie) si capisce che ogni volta che un intervento a carattere estremo viene affidato a uno dei due reparti fra il Raid e il Gign, nasce immediatamente la polemica. Perché l’uno? Perché l’altro? E via dicendo. Poiché in genere interventi di questo tipo sono decisi dal Ministero degli Interni, è abbastanza naturale il ricorso al Raid, che dal Ministero dipende, piuttosto che l’ utilizzo del Gign, il quale strutturalmente fa capo al Ministero della Difesa, anche se il suo impiego operativo deve essere condotto in stretto accordo con quello degli interni (esattamente come accade in Italia).
Ritengo utile ricostruire qui qual è la struttura della forza pubblica francese che si occupa di coordinare la lotta al terrorismo. E’ stata creata l’8 ottobre 1984 e si chiama UCLAT (Unité de Coordination de la Lutte Anti Terroriste). Collegata al Gabinetto del Direttore generale della Polizia Nazionale è incaricata di procedere quotidianamente all’ analisi e alla sintesi delle informazioni riguardanti il terrorismo a stretto contatto con 4 organismi fondamentali:
1)  La “Direction Centrale du Renseignement Intérieur”, che riunisce tutti i sistemi nazionali di sorveglianza sul territorio affidati alla polizia. Esiste dal 1 luglio 2008 ed è frutto della fusione di due famosi organismi della polizia francese: la “Direction de la Surveillance du Territorie” (DST) a cui era tradizionalmente affidato il servizio di controspionaggio, e la “Direction Centrale des Renseignements Généraux” (RG) che costituiva un servizio molto particolare. Era infatti incaricato di tener d’occhio gli umori prevalenti nel paese e di fornire informazioni di base sugli orientamenti della pubblica opinione. Un compito importante e per lunghi anni decisivo che però è stato completamente sconvolto dal ricorso sistematico alle inchieste demoscopiche di sondaggio e dall’ imporsi della civiltà del Web.
2)  La “Direction Gènèrale de la Sècuritè Exterièure” (DGSE), e cioè il servizio nazionale di spionaggio, che un tempo si chiamava “Sdece” (pronuncia: Sdec) e che, come in fondo accadeva da noi, ha complicati rapporti sia con i militari sia con i civili.
3)  Il “Bureau de la Lutte anti terroriste” esistente  in seno al Comando generale della Gendarmerie Nationale. La sua sigla è BLAT e dipende dalla cosiddetta SDPJ (Sous – Direction de la Police Judiciaire) che è appunto uno degli uffici in cui è articolata la DGGN ovvero la Direzione Generale della Gendarmeria Nazionale. Come si è detto quest’ultima ha una struttura ed un insieme di tradizioni che la rapportano strettamente ai Carabinieri (con i quali, d’altronde, condivide l’ appartenenza ad un organismo internazionale che riunisce i più importanti corpi di polizia del mondo a carattere militare). L’ultimo censimento interno contava 103,866 dipendenti.
4)  “Direction générale des douanes et droits indirects”  (DGDDI) e cioè la Direzione Generale delle Dogane che ha molti compiti, alcuni dei quali sembrano molto simili a quelli della nostra Guardia di Finanza che sono espletati da reparti, anche navali, in uniforme.
In sostanza, come si vede da questi dati che ho cercato di ridurre al minimo, è un’organizzazione burocratica piuttosto complessa, dove però il peso “civile” del Ministero degli Interni è largamente superiore a quello “militare” della Gendarmerie Nationale. Quindi il ricorso al RAID (che per la verità è comandato adesso da un grande nome militare, Amaury de Hauteclocque, pronipote del Maresciallo gollista che 1944 liberò Parigi alla testa della seconda Divisione Corazzata, la famosa 2eme D.B.) è abbastanza nella logica delle cose. Anche se credo che il GIGN possa vantare un “palmarés” migliore di quello dei colleghi della polizia. Naturalmente la potenziale  lotta fra i due grandi organismi non deve stupire nessuno. Dell’affinità con cui il problema si ripete in Italia si è già detto. Ma basta dare un’occhiata negli Stati Uniti per rendersi conto che i conflitti di competenza fra le varie polizie sono ancora più e articolati che in Europa, vista la naturale competizione fra le polizie dei vari Stati, che danno appunto vita agli Stati Uniti, e quelle a carattere federale, come lo FBI e la DEA.
Non credo che questi complessi problemi avranno mai una risoluzione.

20 marzo 2012

IL REGISTA E ROMANZIERE PIERRE SCHOENDOERFFER E’ MORTO A PARIGI MERCOLEDI’ 14 MARZO 2012.


Egli aveva 83 anni ed alle spalle un intenso periodo da fotografo di guerra, da prigioniero, da romanziere e, ancor più, da regista. Non diresse molti film ma alcuni erano bellissimi. In genere testimonianze e ricordi del conflitto indo – cinese su cui ci ha lasciato una memorabile “ricostruzione” con “317° Battaglione d’assalto” (317eme section, 1964) ed una commossa, indiretta rievocazione con “L’uomo del fiume” (Le crabe tambour, 1977), tratto da un suo romanzo di due anni prima. E’ un regista che ho molto amato, che in Francia è stato trattato con molto ossequio ma anche con una sorta di rispettosa indifferenza ed in Italia è stato praticamente ignorato. Alcuni anni fa, grazie a Gian Luca Farinelli e Tatti Sanguineti riuscì a fargli rendere un omaggio alla Cineteca di Bologna. E’ un personaggio di grande interesse e prossimamente tornerò ad occuparmene, scrivendo qui un suo ritratto e, perché no, una sua apologia ….

A DOMANDA RISPONDE

Citazioni e ringraziamenti riguardanti e-mail causati dalla “recensione in video” di “Pietà per i giusti” di William Wyler.

Ringrazio di cuore Rear Window che si compiace della mia scheda su Pietà per i giusti “seconda perla del vecchio e glorioso Cinema Americano. Un film imperdibile…”.
Grazie anche a PuroNanoVergine il quale ipotizza che Rai Movie possa mettere in onda film con una scheda del “grande Claudio G.Fava”. E’ un ipotesi interessante ma poco probabile. Non so chi diriga Rai Movie e ignoro con quali criteri e, anche, con quali mezzi operi. PuroNanoVergine mi manda anche un sito di YouTube dove trovare una conferenza di Michel Ciment su Stanley Kubrick. E’ uno dei registi su cui Ciment ha scritto un bellissimo libro ed un personaggio di cui parla molto volentieri. Sono stato insieme con Michel, per due sessioni, in qualità di membro di un comitato di consulenza del Direttore della Mostra di Venezia (che era allora Guglielmo Biraghi). Non facevamo quasi nulla perché Guglielmo faceva tutto da solo, e in genere bene. Ma, incontrandoci regolarmente a Venezia, avevamo finito con lo stabilire reciproci rapporti di cameratismo (fra gli altri c’erano anche Giorgio Tinazzi e Fernaldo Di Giammatteo, che poi se ne andò). Su Kubrick Ciment mi raccontò cose curiosissime. Per esempio che, schiavo di una forma feroce di agorafobia, il regista cercava di star sempre rintanato nella sua villa collocata nella campagna inglese, all’ interno della quale era riuscito a farsi costruire un percorso privilegiato che gli permetteva di non incontrare nessuno. In compenso era spesso rinchiuso nelle sue stanze di lavoro, dotate degli impianti televisivi e radiofonici più moderni al mondo. Una volta si stupì molto perché Ciment a Parigi aveva sempre lo stesso numero di telefono (abbastanza naturalmente visto che credo fosse quello di casa). “Io” - gli disse - “lo cambio ogni tre mesi”, probabilmente senza rendersi conto che le telefonate che incalzavano un regista famosissimo e quelle che pervenivano ad un critico cinematografico professore universitario, erano ben diverse tra loro per quantità ed insistenza ….
Grazie anche a Rosellina Mariani sempre affettuosa, entusiasta e molto pertinente nelle sue osservazioni.
Arrivederci alle prossime “recensioni”…

17 marzo 2012

2 - Alcuni film americani che conviene avere visto - Pietà per i giusti

SECONDA PUNTATA DELLA NUOVA RUBRICA DI RECENSIONI DI FILM DEL PASSATO PROSSIMO
Questa volta è di scena un’opera di un grande regista americano (di origine svizzero – alsaziana) ingiustamente dimenticato ai nostri giorni, e autore, fra l’altro, di “Strada sbarrata”,”La voce nella tempesta”, “I migliori anni della nostra vita”, “Vacanze romane”, eccetera. Il film e’ ambientato in un commissariato (per l’ esattezza il 21° Precinct) di una grande città americana e resta un classico nella descrizione del lavoro collettivo dei poliziotti. Il Dvd, ovviamente a cura della Casa produttrice Paramount, tramite Fnac mi è costato 9,99 euro. Contiene due brani del dialogo originale qui diligentemente sottotitolati e evidentemente non doppiati all’epoca. Probabilmente per via di quella censura che continuò ad operare tacitamente anche dopo la fine della guerra e che apportò variazioni famose nei dialoghi di film altrettanto famosi. Ad esempio il  personaggio di Sydney Greenstreet in “Casablanca” si chiama “Ferrari” ed è stato mutato in “Ferrack” per eliminare l’assonanza italiana. Egualmente in “L’ultima minaccia” di Richard Brooks il gangster Rienzi (Martin Gabel) è mutato in Rodzic, costringendo l’adattatore ad ulteriori giochi di parole. Varrà anche la pena di far rilevare che tutto il cinema americano dell’ epoca si svolgeva in una società rigidamente bianca, dove i neri non apparivano mai e se per caso questo accadeva erano collocati in una posizione rigidamente periferica. “Chiamata Nord 777” vedeva in scena solo bianchi; quasi altrettanto può dirsi per “Pietà per i Giusti” dove l’unico nero è un poliziotto in una posizione marginale e subordinata.

16 marzo 2012

A DOMANDA RISPONDE: ANCORA UNA VOLTA SUL TERRIBILE ELENCO DEI REGISTI.


Giustamente continuo a ricevere missive a proposito dell’ elenco dei registi e, naturalmente a proposito di alcune esclusioni per le quali, in parte, chiedo ammenda. Provvedo quindi qui di seguito a fornire le risposte, sincere anche se qualche volta imbarazzanti, ai singoli corrispondenti, facendo pertanto menzione dei loro singoli quesiti.

1) Il Principe Myskin rileva la mancanza di alcuni nomi: Andrei Tarkovskij, i Fratelli Taviani, Sam Peckinpah, Michelangelo Antonioni,  Jacques Tati e John Ford. Negli ultimi due casi ho la coscienza a posto. Sia Tati che Ford sono presenti (il primo l’ho molto amato, il secondo addirittura l’ ho venerato) perfino con l’indicazione “Tutto!” e in più la citazione di singoli titoli. Negli altri casi sono invece evidentemente, anche se diversamente, colpevole. Per quel che riguarda Tarkovskij ero a Venezia nel 1962 quando “L’ infanzia di Ivan” vinse inaspettatamente. Da allora ho sempre seguito il regista (una volta, e non sapevo che fosse in Italia, lo trovai, inaspettatamente, che telefonava seduto nella segreteria del Direttore di Rai Due, Pio De Berti Gambini che aveva contribuito in modo decisivo a farlo uscire dall’ URSS). Non ho mai visto “Il rullo compressore e il violino” ma credo che due o tre titoli sia doveroso inserirli. Il caso dei Fratelli Taviani è diverso. Con il massimo rispetto per entrambi non volevo mettere l’Opera Omnia e mi riservai di analizzare meglio i titoli. Mi sono talmente riservato che evidentemente alla fine me ne sono dimenticato. Qualcosa del genere deve essere successo sia con Sam Peckinpah (una volta partecipai ad un interessante convegno a Padova e scopersi che i suoi superstiti attori pronunciavano il suo nome “Peckinpò”) sia con Michelangelo Antonioni (si badi, io considero il suo primo lungometraggio, “Cronaca di un amore” del 1950 uno dei più bei film italiani del dopoguerra. Anche qui ero perplesso su qualche singolo titolo e alla fine il problema, evidentemente, venne archiviato.
2) Vengo ora ad un altro corrispondente. Rear Window (è il titolo originale de “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchcock!) ha giustamente rilevato l’omissione di Woody Allen. Anche qui si deve essere verificato un problema simile a quello di Buster Keaton, di cui farò cenno successivamente. E cioè il desiderio di chiarire in quali film è regista e attore oppure solo uno dei due ed alla fine mi devo essere distratto.
3) Veniamo adesso ad S.G. . Per quel che riguarda Buster Keaton (“Il genio assoluto” egli annota) il problema credo sia sempre lo stesso. E cioè lo scrupolo di distinguere fra regie e interpretazioni o solo interpretazioni. Caso Charlie Chaplin: anche qui, vista la grandezza del nome, la riserva mentale di analizzare meglio tutta la filmografia e particolarmente quella del periodo muto deve aver provocato il solito accantonamento temporaneo. Infine per quel che riguarda Terrence Malick e Edgar G. Ulmer mi ero riproposto di condurre accertamenti più approfonditi (anche se la filmografia del primo è molto ridotta). E poi, data la stupida fretta con cui ho posto nel Blog le due versioni dell’ elenco dei registi, evidentemente ho finito col dimenticarmene.


Nei prossimi giorni provvederò via via a correggere l’ elenco e ad colmare le lacune. Mi auguro vivamente che sia l’ ultima volta che devo deplorare le mie caselle vuote. Forse la sciocchezza di fondo è stata proprio l’ ideazione dell’ elenco dei registi, che in fondo è più un atto di superbia che un atto d’ amore. Conto su di voi per un giudizio sereno.

15 marzo 2012

CELEBRAZIONE DEI VENT'ANNI DI FILM TV

Aldo Fittante, direttore di Film Tv, mi ha inviato questo comunicato che annuncia i festeggiamenti per il traguardo dei 1000 numeri raggiunti dalla rivista. Mi pare giusto pubblicarlo integralmente qui di seguito.

Il 20 marzo 2012 l’appuntamento in edicola con Film Tv sarà imperdibile: la storica rivista di cinema, televisione, musica e spettacolo raggiunge il numero 1000, e si prepara a festeggiare il “compleanno” con un’edizione speciale.
Il primo numero del settimanale Film Tv uscì il 26 gennaio 1993: da quasi vent’anni la rivista racconta il cinema, la televisione, i vecchi e nuovi media, la musica, il teatro ai lettori italiani. Da quasi vent’anni indaga i protagonisti dello showbusiness e chi lavora dietro i riflettori, setaccia i Festival italiani e internazionali in cerca di notizie e anteprime, recensisce ogni pellicola uscita in sala (riservando la stessa attenzione ai blockbuster e ai film distribuiti in poche copie), intervista personalità dentro e fuori il Belpaese, illumina le novità televisive, musicali, teatrali. Esplora la Storia del Cinema con le sue Lost Highway, regala Locandine memorabili ogni settimana, ospita sulle proprie pagine le più prestigiose firme della critica italiana, da enrico ghezzi a Claudio G. Fava, da Callisto Cosulich a Maurizio Porro. Tutto questo oltre a fornire un insostituibile servizio ai telespettatori, pubblicando ogni settimana i palinsesti delle Tv in chiaro e a pagamento, della radio e della filodiffusione, corredati da dettagliate schede critiche dei film in onda.
Per festeggiare il numero 1000, il Direttore Aldo Fittante e la Redazione di Film Tv hanno preparato un numero unico, con un lungo e approfondito Speciale sui cambiamenti, le rivoluzioni, le innovazioni, le tendenze dell’immaginario cinematografico degli ultimi vent’anni, accompagnato da un’intervista a Elena Quarestani, la prima Direttrice Editoriale di Film Tv. Un focus sui 10 registi imprescindibili, sullo stato del cinema internazionale e italiano, sulle trasformazioni tecnologiche e l’emergere di una nuova serialità televisiva, sulle correnti e gli autori che hanno attraversato i 1000 numeri di Film Tv dal 1993 ad oggi. Non solo: la Redazione scommette sul futuro e prova ad anticipare gli autori e le direzioni che il cinema prenderà nei prossimi anni, oltre ai volti di giovani attrici e attori che diventeranno celebri in un vicino futuro. Suggella lo Speciale una poesia scritta per l’occasione da enrico ghezzi, che anticipa la sua nuova rubrica I cannoni della memoria.
Pur celebrando il numero 1000, Film Tv non dimentica l’attualità. La Lost Highway di questo numero è dedicata al grande cantautore e poeta Lucio Dalla, scomparso improvvisamente e troppo presto lo scorso 1° marzo, che durante tutta la sua vita ha amato, conosciuto ed esplorato il cinema. Sempre sul numero 1000 interviste a Violante Placido, ormai stella internazionale in Ghost Rider. Spirito di vendetta 3D, a Rocco Papaleo, reduce dal successo di Sanremo e protagonista in sala con È nata una star? e alle registe del caso francese 17 ragazze, premiato al Festival di Torino. Naturalmente non mancherà l’appuntamento con le nostre rubriche: questa settimana iTalia di Roy Menarini, La mia cineteca di Callisto Cosulich, il detour di enrico ghezzi, il Videodrome di Alverman.
La Locandina in Regalo è storica e unica, proprio come Film Tv: il manifesto originale italiano di La vera gola profonda (Deep Throat), il primo film pornografico a raggiungere un successo mainstream, diventato negli anni un cult imprescindibile.
1000 grazie, dunque, dalla Redazione e dal Direttore Aldo Fittante a tutti coloro che hanno fatto la Storia della rivista, ai tantissimi collaboratori, grafici, giornalisti, recensori, stampatori, edicolanti, distributori. E soprattutto, 1000 grazie ai lettori, che invitiamo a festeggiare con noi, in edicola, questo numero 1000. E tutti quelli che verranno.

14 marzo 2012

NUOVI SUGGERIMENTI DI ADRIANO PINTALDI

Lo stesso Adriano Pintaldi che mi ha fatto notare l'incredibile omissione del nome di Pupi Avati dall'elenco dei registi mi ha poi inviato un'email che io riproduco qui integralmente. Ho preso naturalmente nota del nome dei registi e mi riservo di prendere una decisione dopo aver analizzato filmografia per filmografia. Ecco intanto l'email di Pintaldi.


CARO CLAUDIO,

MI HA FATTO ENORMEMENTE PIACERE SENTIRTI AL TELEFONO, SAREBBE STATO MEGLIO VEDERCI CON UN CAFFE', PERO' CONTENTIAMOCI! TI RICORDO PER IL TUO FAMOSO ELENCO DI REGISTI : PUPI AVATI , LINA WERTMULLER E SE VUOI ANCHE ROBERTO BENIGNI, LUCIO FULCI, DARIO ARGENTO, DANIELE LUCHETTI, GABRIELE MUCCINO, SERGIO CITTI, JANE CAMPION, ABEL FERRARA, GEORGE A. ROMERO. SE TROVO ALTRI NOMI COL TUO PERMESSO TE LI MANDO. UN GRANDE ABBRACCIO.

ADRIANO

13 marzo 2012

A DOMANDA (ANCORA UNA VOLTA A PROPOSITO DELL’ ELENCO DEI REGISTI) RISPONDE, CON EVIDENTE IMBARAZZO

Adriano Pintaldi, vecchio collega e amico con cui ho effettuato a suo tempo a Roma diverse trasmissioni televisive riguardanti il Festival della Fantascienza che lui organizza da molti anni, mi ha telefonato per farmi notare che nell’ elenco dei registi manca addirittura Pupi Avati! Mi dispiace moltissimo perché Pupi è un vecchio amico, col quale di recente ho addirittura registrato una telefonata, che poi è stata collocata nel Blog. Entro domani verranno ovviamente inseriti nell’ elenco il nome e i film di Pupi (che raccomando tutti in blocco, compresi i primi che spesso sono poco conosciuti e che servono soprattutto per approfondire il rapporto con il regista nel momento in cui si stava formando).
Devo quindi ancora registrare un incidente spiacevole, dovuto evidentemente alla fatica di percorrere con l’ occhio elenchi di registi in ordine alfabetico e titoli di film in ordine di data. Adesso mi sono ristampato l’intera lista e cercherò di controllarla bene, vedendo se troverò assenze clamorose. Ecco perché la collaborazione dei lettori è essenziale. Rivolgo pertanto a tutti una preghiera: se troveranno discutibili assenze li prego di comunicarmele via “post” o, se per molti è troppo complicato, scrivendo al mio e-mail che svelo in questa occasione:
claudio.g.fava@village.it.
Ringrazio tutti in anticipo.

A DOMANDA (SULL’ELENCO DEI REGISTI) RISPONDE

Diversi lettori mi hanno scritto garbatamente, sia a proposito dell’ormai lungamente evocato elenco dei registi sia a proposito di altri temi. Senza menzionarli uno per uno ringrazio tutti quelli che mi hanno fatto i complimenti (purtroppo molti firmano solo “Anonimo” e pertanto non posso distinguere l’uno dall’altro). Per osservazioni specifiche rispondo qui di seguito:

I) PuroNanoVegine giustamente mi fa osservare, che parlando di “Chiamate Nord 777” ho effettuato uno “spoiler” (dal verbo “to spoil”, che letteralmente significa rovinare ma che nel sostantivo ha acquistato il valore di “anticipazione indebita”) dicendo che l’accusato dell’omicidio del poliziotto era in realtà innocente. Per decenni ho recensito gialli  senza commettere errori e senza svelare elementi essenziali delle trame. Qui, non capisco come mai, ho commesso invece un piccolo ma importante errore. Non succederà più.
II) Andrea Colombo (finalmente nome e cognome!) mi suggerisce tre film da recensire. A parte il fatto che non so se esistono le versione in dvd (in genere si tratta di titoli che conosco bene ma dopo più di mezzo secolo è giusto che io possa dare un’occhiata! Senza contare il fatto che servono a Doretti per il montaggio). Si tratta di titoli interessanti ma per quel che riguarda “Il ladro” (The Wrong Man, 1956) avevo in mente, pur senza aver deciso niente, di dar vita in un futuro abbastanza lontano ad una piccola personale di Hitchcock. Anche per poter impudicamente, sempre nella speranza che esista un dvd, sfoggiare “La Signora scompare” (The Lady Wanishes, 1938) perché, a suo tempo, fui io alla Rai ad accorgermi che era uno dei film inglesi del regista mai importati in Italia. Lo comprai, lo feci doppiare (non avevo l’autorizzazione di creare versioni sottotitolate) e lo trasmisi, cosa di cui sono giustamente orgoglioso. I due altri titoli suggeriti da Colombo sono “Il colosso d’argilla” ( The Harder They Fall, 1956) di Mark Robson e “La parola ai giurati” (Twelve Angry Men, 1957) di Sidney Lumet. Il primo è interessante per diversi motivi: da un lato è l’ultimo film interpretato da Humphrey Bogart, dall’altro sembra in qualche modo intenzionato ad evocare il cammino professionale di Primo Carnera. Non mi pare (ma la cosa non è decisiva) che tratti di giustizia in senso stretto, ma se mai che evochi il coinvolgimento e poi il pentimento di un giornalista che collabora al lancio fasullo di un pugile grazie agli incontri truccati. Infine “La parola ai giurati”, oltre ad essere un film perfetto, soprattutto tenuto conto del fatto che è un film di esordio, è rimasto per me un oggetto, come si dice oggi, di culto perché lo scopersi al Festival di Cannes nel 1957, senza assolutamente sapere chi fosse il regista, completamente sconosciuto in Europa. Anche di Lumet avevo accarezzato il pensiero, sempre che esista la documentazione, di dar vita ad una personale. Comunque rifletterò su tutti e tre i titoli, e ringrazio per i suggerimenti.
III) Infine una doverosa risposta al Principe Myskin (il cui aneddoto sul polpo è incomprensibile ma affascinante). Si tratta di tre omissioni dall’elenco. Due sono assolutamente inescusabili. E cioè l’aver dimenticato i nomi di Ingmar Bergman e di Robert Altman. Non so come sia potuto succedere, pur tenendo conto del fatto che scorrere con gli occhi un elenco in ordine alfabetico porti inevitabilmente ad omissioni ed errori. Si tenga conto del fatto che io appartengo ad una generazione che scoperse Bergman se non dall’inizio, come molti cinefili appassionati di cinema svedese, almeno da “Sorrisi di una notte d’estate” (1955) che fu il suo primo e inaspettato successo in Italia. Da allora l’ho sempre seguito, e per tanti anni rispettosamente recensito, sempre con la sensazione di trovarmi di fronte ad un’intelligenza superiore anche se a volte enigmatica. La mia dimenticanza è per tanto incomprensibile, come in fondo lo è quella di Altman, un regista che ha segnato del suo talento quanto meno il periodo che va dagli anni ’60 agli inizi del 2000. Per lui e per Bergman ho provveduto a inserire nell’elenco una doverosa correzione. Infine la terza (potenziale) omissione che è quella di Stroheim. Il suo è un caso molto particolare. La sua attività di regista fu molto importante ma negli anni del muto, mentre con il sonoro si impose definitivamente come grande attore di carattere. Non so bene come comportarmi ma ci penserò seriamente.

10 marzo 2012

MIEI RILIEVI (MANIACALI) SULLA FALLITA OPERAZIONE BRITANNICA PER LIBERARE GLI OSTAGGI

Le notizie apparse sui giornali - e in particolare l'articolo di Massimo A. Alberizzi nel Corriere della Sera del 10/03/2012 -  circa la fallita operazione prevalentemente britannica per liberare i due ostaggi trattenuti in Nigeria, hanno stimolato in modo pericoloso le mie curiosità para-belliche riguardanti corpi e specialità militari. Non ho potuto trattenermi dall’ inviare alla Segreteria di Redazione del Corriere della Sera l’ e-mail indirizzata allo stesso Alberizzi,  riprodotta qui sotto (ho trovato buffo che l’uso dei reparti speciali della marina sia stato anche determinato dal fatto che essendo imbarcati su una portaerei erano quasi sul posto. Il che fa pensare che si volesse invocare una diminuzione delle spese generali …). Mi dispiace di aver dimenticato nel testo di citare il motto dello Special Boat Service “By strength and guile” che si potrebbe tradurre “Con la forza e con l’inganno” (o, se preferite,  “con l’ astuzia”).
Pubblico la lettera per farvi capire quanto possano essere tormentose le mie ossessioni collaterali …


Egregio Collega,
mi riferisco al suo articolo apparso a pagina 5 del “Corriere della Sera” di sabato 10 marzo 2012. Vi si parla di “Teste di cuoio britanniche, unità della Special Boat Service della Royal Navy”, il che è esatto (lo S.B.S. è pressappoco l’equivalente del nostro Comsubin). Ma la giustificazione dell’uso di quel reparto speciale britannico è che era “imbarcato su una portaerei di Sua Maestà che da tempo incrocia nel Golfo di Guinea (…) con il compito di combattere la pirateria, florida in quel braccio di mare”. La giustificazione mi pare curiosa. Parliamo di un reparto che esiste in funzione della sua specialità “navale”, anche se articolato in quattro squadroni, due per operazioni generali, anche terrestri, e due più specificamente di tipo nautico. Evidentemente si deve essere sviluppato un rapporto di forte competizione con il reparto prevalentemente concentrato sulle operazioni terrestri e cioè il cosiddetto S.A.S. (Special Air Service), nome puramente convenzionale perché non c’entra niente con l’ aviazione (fu costituito durante l’ ultima guerra per compiere colpi di mano in Libia contro le nostre truppe e quelle tedesche). Il S.A.S. è unanimemente considerato il miglior reparto per operazioni speciali, soprattutto terrestri, esistente al mondo ed è di fatto diventato una sorta di pietra di paragone per i reparti equivalenti delle altre nazioni. Sia detto incidentalmente non mi piace utilizzare l’ espressione “teste di cuoio”, nata per indicare i reparti speciali della polizia di frontiera tedesca, lo GSG 9 (Grenzschutzgruppe 9) e forse anche il KSK (Kommando Spezialkräfte) che dipende dall’ esercito. Ma mi pare di capire che l’ attività concorrenziale dell’ S.B.S. sul fronte terrestre sia sempre più estesa: nel novembre 2001 aiuta a sedare una rivolta in una prigione afgana. Nel 2003 ingaggia scontri casa per casa contro dei ribelli iracheni. Nel 2007 elementi dell’ S.B.S. e dello S.F.S.G. (Special Forces Support Group, terzo e più recente reparto speciale britannico) uccidono un leader talebano. Altrettanto accade nel 2008 con due esponenti talebani uccisi nel pieno deserto. Se ne deduce un’ evidente intenzione concorrenziale e probabilmente anche un’ esplicita forma di lotta fra specialità affini, ma l’una dell’ esercito e l’ altra della marina, tipiche di tante forze armate al mondo ( ad esempio si rintracciano aspetti clamorosi all’interno delle forze armate nord-americane). La sostanziale goffaggine con cui sembrerebbe essere stata condotta tutta l’ operazione intesa a liberare i due ostaggi e il fatto che ancora una volta non sia stato richiesto l’ intervento del S.A.S. è una nuova testimonianza di quelle gelose rivalità fra reparti affini, tipiche di tutte le storie militari. Ma mi sembra strano che da nessuna parte sia stato sollevato un problema di competenza e che nessuno ne parli (è vero che da quando sono stati i SEAL, reparto della “Navy”, ad uccidere Bin Laden è più complicato avanzare obiezioni del genere). Mi farebbe tuttavia piacere sapere se il problema è stato sollevato da qualcuno, a cominciare dal Governo italiano, apparentemente tagliato fuori dalle operazioni.
Grazie dell’ attenzione e molti cordiali saluti.
Claudio G.Fava.

7 marzo 2012

1 - Alcuni film americani che conviene avere visto - Chiamate Nord 777

MOVIOLA MOLTO PERSONALE, CON FILM DEL PASSATO PROSSIMO
Inizio da oggi una rubrica che prevede brevi recensioni di film di qualche tempo fa, possibilmente corroborate dall’uso discreto di DVD dei film stessi (cercherò sempre di ricordarne la casa produttrice, il prezzo ed eventuali frammenti di documentazione). La rubrica mi è stata suggerita da Lorenzo Doretti, che si è ispirato ad un’iniziativa simile contenuta nelle pagine internet del “New York Times” (evidentemente i mezzi a disposizione non sono paragonabili!). L’intenzione è quella di segnalare, soprattutto ai lettori più giovani, film interessanti e significativi di qualche tempo fa, colmando così eventuali lacune nel pubblico. In linea di massima la rubrica dovrebbe essere brevissima e durare 3 o 4 minuti. La prima puntata, per ovvie ragioni esplicative, è un po’ più lunga. Penso di iniziare la rubrica con un certo numero di film americani prodotti fra gli anni ’40 e gli anni ’60, che vorrei riunire sotto il titolo “Alcuni film americani che conviene avere visto”. Se la rubrica piace, e quindi continua, naturalmente mi dedicherò anche ad altre cinematografie, ad altre epoche e, se possibile, a personali di registi e di attori.
Sono curioso di sapere come andrà l’esperimento e prego i lettori di scrivermi le loro reazioni e le loro opinioni. Mi saranno molto utili.

A DOMANDA TRIRISPONDE

Volevo far presente che nell'elenco dei registi ho corretto i refusi nei nomi, dovuti ad una frettolosa trascrizione, e soprattutto ho provveduto ad ampliare l'elenco dei film in funzione delle richieste ricevute dai lettori. Questo vale per Jean Vigo richiesto da Anonimo, che cita un mio brano contenuto ne "Le camere di Lafayette", in cui si ritrova anche una riga praticamente senza senso. Vale anche per le infinite aggiunte e correzioni richieste da SG, che ho accontentato quasi in tutto, salvo qualche riserva personale. Ho colmato, cosi come richiesto dal Principe Myskin, il vuoto ingiustamente inflitto a Satiajit Ray (e  pensare  che lo scopersi al festival di Cannes del 1956!). Rispondo infine a Enrico (visibilmente parmigiano) per fargli rilevare che Pietrino Bianchi l' ho conosciuto (lo vedevo sempre alla Mostra di Venezia) e che l' ho citato in questo stesso Blog nella parte iniziale del brano "Elenco registi: situazione andamento lavori". Per quel che riguarda Grisbì le faccio presente che sono sempre stato un fedele lettore, in originale, di Albert Simonin, il cui "Argot" mi affascinava negli anni '50. Ho la sensazione che  Delia Scala fosse Hughette la segretaria di Oscar e che Jeanne Moreau fosse l'amica dell'amico di Gabin, il quale era poi Renè Dary, ex-attore bambino, ex-pugile ed anche noto in televisione nei panni di un commissario. L' altro amico, quello al quale vengono consegnati i lingotti, mi pare fosse Paul Frankeur . In quanto all' errore fra Valerio e Florestano pensi che ho conosciuto "di persona personalmente" sia Zurlini che Vancini , il che significa che sono vecchio!
Mi sembra per ora di avere risposto a tutti. Ovviamente resto in attesa di eventuali altre osservazioni in merito all'elenco dei registi.