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28 dicembre 2011

I NECROLOGI E LA VITA

Riflessioni superficiali ma rispettose a proposito della vita, e soprattutto della morte, prendendo spunto da una intera pagina di annunci mortuari apparsa nel quotidiano “La Stampa”.
Un tempo mia moglie era solita prendere affettuosamente in giro mio suocero. Il quale, da solido borghese genovese (classe 1886), invecchiando aveva preso l’abitudine di aprire il “Secolo XIX” nella pagina dei necrologi e di cominciare diligentemente a leggere, dopo aver detto ogni volta:”Vedemmo un pö chi l’é morto ancheu! (Guardiamo un po’ chi è morto oggi!)”. Analizzava con diligenza nomi e date di nascita e immancabilmente, almeno una volta, esclamava:”Beliscimo! O l’ea ciù zoêno de mi”(“Perbacco! Era più giovane di me”).
Con l’ andar del tempo, via via ho scoperto di aver in certo modo ereditato le sue abitudini, semmai moltiplicate dalla dimestichezza con diversi quotidiani, eredità della “mazzetta” tipica di una redazione. Per cui finisce che leggo i necrologi non solo genovesi ma anche milanesi, torinesi e romani, soffermandomi su decessi che avvengono in zone cittadine che mi sono ancor meno familiari. E anch’io, come mio suocero, ho cominciato a calcolare l’ età dei defunti, quanto si riesce a dedurla dal testo del necrologio. Mi sono chiesto spesso da che cosa sia causata questa piccola mania necrofilica. Indubbiamente essa è causata sia dall’ implicito valore romanzesco degli annunci mortuari, attraverso i quali si possono ricostruire interi frammenti della nostra società, sia da quel complicato terrore della morte, che dopo gli 80 anni costituisce un implicito riferimento personale della nostra esistenza, quasi un preannuncio decisivo, possibilmente articolato a breve termine (un tempo si moriva a 50 anni, poi a 60, poi a 70. Attualmente mi sembra di capire che l’elemento di svolta delle nostre esistenze sia ormai situato nel decennio sito fra gli 80 e i 90 anni, laddove si verifica buona parte della scomparsa delle persone d’ età).
Non stupirà quindi nessuno che nel numero della “Stampa” del 20 dicembre 2011 mi sia imbattuto in un intera pagina consacrata ai necrologi di una sola persona, e cioè la marchesa Giovanna Incisa della Rocchetta Cattaneo. Che io, lo confesso a mio disdoro, non avevo mai sentito nominare e che invece, a quanto ho appreso dalla “Stampa”, è stata importante per decenni nella vita di Torino. Al punto che dal febbraio al dicembre 1992 fu perfino Sindaco della città, in rappresentanza del Partito Repubblicano collocato allora nell’ arco del cosiddetto “pentapartito”. Tanto è vero che uno degli annunci è stato posto dal Sindaco, dalla Giunta, dal Presidente del Consiglio Comunale, dai Consiglieri Comunali e dai Presidenti e Consiglieri di Circoscrizione che hanno anche allestito una camera ardente presso il Palazzo Civico. Naturalmente gli annunci erano di due tipi: quelli con il nome della defunta in neretto e di corpo più grande e quelli più piccoli che in certo modo si inserivano fra i primi. Se non ho sbagliato i conti la pagina contiene 103 necrologi, di cui 58 in neretto e gli altri 45 più piccoli in tondo. E qui si rileva ancora una volta, come dicevo prima, quel che accade spesso nelle pagine dei necrologi, e cioè la proiezione di uno o più ambienti sociali. L’ annuncio ufficiale della famiglia elencava puntualmente titolo e nome completo: “Marchesa Giovanna Incisa della Rocchetta Cattaneo” e in effetti diverse venature nobiliari si rinvengono negli annunci di persone più vicine alla famiglia. Ad esempio ci si imbatte in un gruppo di parenti de Fonseca Pimentel, che quindi discendono dalla famosa Eleonora. Come è noto essa, di nobile famiglia portoghese (poi romanizzata e successivamente trasferitasi a Napoli) fu poetessa e donna di ampia cultura. A conclusione della tragica esperienza della Repubblica napoletana venne impiccata nella Piazza del Mercato il 20 agosto 1799, proprio lei che era stata amica e collaboratrice della regina Maria Carolina d’ Austria, moglie di Ferdinando I.
Si trovano negli annunci anche Fabrizio e Viola Lanza Tomasi (implicitamente di Lampedusa) e, ancora, una Lorian Leonetti con il marito Franz von Fürstenberg, quasi a ribadire l’ antica nobiltà aleramica degli Incisa della Rocchetta. I quali nelle ultime generazioni si sono messi in luce come sagaci produttori di vino, sia nel Monferrato che in Toscana, a Bolgheri, dove relativamente di recente è fiorito il famoso Sassicaia.
Ma la maggioranza delle persone menzionate nei necrologi sono soprattutto esponenti di quella che si suole chiamare la società civile, dato che la defunta fu Animatrice e Presidente di molte benemerite istituzioni cittadine. Ad esempio la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino o il Consiglio Regionale  o gli Animatori del “Castello di Rivoli” (il Presidente è Giovanni Minoli), la Fondazione Torino Musei, eccetera. Per non contare la Fiat, presente in qualche modo in 2 annunci: in uno John Elkan e Sergio Marchionne, l’uno Presidente e l’ altro Amministratore delegato, “partecipano con profonda commozione al lutto del Dottor Oddone” e nel secondo John e Lavinia Elkan “partecipano commossi al lutto a titolo personale” così come fa Marella Agnelli che ricorda la defunta “con immenso affetto”. Una gran voglia di distinguersi si ritrova nella elencazione dell’ identità della scomparsa. A volte è Marchesa Incisa della Rocchetta Cattaneo (come usava un tempo prima il nome del marito e poi quello ”da signorina”). A volte è citata senza titolo nobiliare, in qualche caso in maniera ancora più accorciata, come Dottoressa Giovanna Incisa Cattaneo sino ad una riduzione dei titoli che non può essere del tutto casuale. Ad esempio l’ Unione industriali e la Camera di Commercio si limitano ad una Giovanna Incisa Cattaneo se non addirittura, vedi necrologio della Aon S.p.A., ad una Giovanna Cattaneo tout court (ma qui curiosamente fra i partecipanti al lutto c’è un Olderico Faà di Bruno, appartenente ad una nobile famiglia alessandrina nota soprattutto per il Capitano di vascello Emilio Faà di Bruno, morto nella battaglia di Lissa, 1866, e decorato di medaglia d’oro). Ci sono anche casi estremi, come quello di Giorgio e Daniela La Malfa che ricordano la defunta “con grandissimo affetto per la sua lunga militanza repubblicana, il suo impegno politico - civile, la sua profonda e calda umanità”, ma la citano come Giovanna Cattaneo Incisa omettendo, forse per scrupolo antimonarchico il predicato “della Rocchetta”, che, se ricordo bene, in base alla Costituzione fa ormai parte integrante del cognome. Ci sono casi ancor più estremi come i condomini di Via Governolo 28, situato nell’ elegante Quartiere della Crocetta, che “partecipano al lutto della famiglia per la scomparsa della Signora Giovanna Cattaneo”, senza titoli e cognomi acquisiti, come fanno anche gli esponenti della Fondazione per l’Arte CRT che “piange (una) donna sensibile e capace” o il  neo-ministro Elsa Fornero che ricorda con commozione ed affetto “Giovanna Cattaneo”, ancora tout court.
Non vorrei che questa breve nota suonasse irrispettosa, o peggio offensiva, nei confronti di una donna che oramai ho imparato a conoscere ed a cui mi sono quasi affezionato. L’ho scritta solo per ribadire ancora una volta la nostra difficoltà di viventi nel rievocare la morte. Un avvenimento decisivo (che “si piange”, che “commuove”, eccetera) ma nei confronti della quale non sappiamo mai bene come comportarci. Ci fa una paura terribile ma al tempo stesso serve per adornarci di buoni sentimenti e per nascondere il nostro spavento dietro una sorta di ritualità burocratica, con delle conseguenze spesso quasi buffe. Si pensi alla figura delle Società per Azioni che “partecipano al lutto” e dei Consigli di Amministrazione che “sono vicini nel dolore”(è un tema, questo, su cui, se ricordo bene, tanti anni fa Giovanni Mosca scrisse alcune pagine scintillanti).
Che conclusione si può trarre da questo modeste righe che ho scritto? Forse soltanto questo: ancora una volta, direi, un essere umano si trova disarmato, impotente e rispettosamente atterrito, di fronte un mistero che inizia con la nostra nascita e che termina appunto con la nostra morte.

(Battute 7.983).

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ovunque sia, madama la marchesa legge questo blog e sorride, pc

rosellinamariani ha detto...

Forse hai ragione nelle conclusioni finali , ma questo è un articolo "vitale" sulla morte, non solo ironico, ma che fa capire quanto la morte "interessa",quante notizie si possono ancora dare quando non ci siamo più...insomma l'articolo mi ha aperto al sorriso!

Enrico ha detto...

Mia suocera,iniziando la lettura del quotidiano dai necrologi,esclamava ogni volta : "Anche oggi io non ci sono !"
Blandissima curiosità :Incisa della Rocchetta e Incisa di Camerana...saranno legati,i due ceppi?
Cordiali saluti,la leggo sempre con piacere e grande interesse.

PuroNanoVergine ha detto...

Commento Off Topic.
Volevo segnalarle che nella trasmissione di Corrado Augias su rai3 si è parlato della battaglia di El Alamein, occasione la presentazione del libro di Alfio Caruso "L'onore d'Italia:", sottotitolo "El Alamein: così Mussolini mandò al massacro la meglio gioventù".

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