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25 novembre 2011

A DOMANDA RISPONDE

Precisazioni e divagazioni a proposito di Sarkozy, Humphrey Bogart, Louis De Funès e Jacques Dufilho, Luis Calhern, in risposta a missive di lettori.

Rispondo qui agli ultimi Post arrivati, in ordine di tempo. Fino ad ora sono due quelli occasionati dal mio (troppo) lungo brano su Sarkozy e dintorni. Forse l’Anonimo ha ragione a proposito delle orecchie a punta in comune fra De Gaulle e Sarkozy. Però ho la sensazione che quasi tutti noi se inquadrati (involontariamente) in un certo modo diamo l’impressione di avere le orecchie a punta.  Tuttavia non posso escludere che, grazie alla militanza gollista, “Sarko” sia riuscito a porsi sulla stessa lunghezza d’onda del generale e sia quindi in grado, ancor oggi, di riceverne le direttive. Ho riconosciuto prima che il mio brano era eccessivamente lungo, irto di nomi che nessuno conosceva e che nessuno ricorderà. Sono nomi fondamentali per la storia di Francia nella seconda metà del secolo trascorso ma è sicuramente vero che, soprattutto in Italia, risultino ignoti e, in fondo, incomprensibili. In quanto all’equazione Sarkozy = De Funès più Dufilho la trovo azzeccata e divertente, e in grado di apportare alla vita politica francese, fondamentalmente triste, un tocco di allegria. Fra l’altro, riflettendoci vedo che tutta l’equazione ribadisce il carattere “oriundo” del personaggio. Probabilmente molti non lo sanno ma Louis De Funès è di origine spagnola (la sua famiglia, nobile, si chiamava esattamente de Funès de Galarza) mentre qualche sospetto lo nutro su Jacques Dufilho: mi sembrava di aver letto in passato che in origine si trattasse di un nome portoghese (Du Filho suona come “del figlio”) ma non sono più riuscito ad averne prove sicure.  Va detto che il povero Dufilho, eccellente attore di carattere, interpretò in Francia moltissimi film mentre da noi venne conosciuto soltanto per avere impersonato, in diverse operine di esplicita farsa militare, il Colonnello Buttiglione. Pertanto la sicura origine ungherese di Sarkozy si accoppierebbe alla sicura origine spagnola di De Funès ed alla potenziale origine portoghese di Dufilho. Un vero trionfo di oriundi!
In quanto al Secondo Anonimo che mi ha scritto a proposito di Huston, volevo ricordargli che il meraviglioso “Grande sonno” circola ancora in televisione, per quanto mi risulta, in una edizione fatta ridoppiare da me, perché da molto tempo il doppiaggio originale era stato smarrito e per questa ragione nessuno riproponeva più i film. Fra l’altro la voce italiana venne data a Bogart da Paolo Ferrari e non se ne accorse nessuno…Non posso escludere che la “La Fuga” (Dark Passage, 1947) fosse incluso a suo tempo in un mio ciclo televisivo. Menzionarlo  serve a ricordare un regista secondario ma interessante come Delmer Daves (1904-1967) a cui dobbiamo dal 1943 in poi film come “Destinazione Tokyo”, “L’amante indiana”, “Quel treno per Yuma”, “L’albero degli impiccati”, eccetera, e che fu al tempo stesso testimone importante e partecipante di una straordinaria stagione di Hollywood.
Non vorrei dare lezioni ma approfitto cinicamente del Secondo Anonimo per ricordargli che “l’avvocato con i baffetti” il quale in “Giungla d’asfalto” (film di culto per un’intera generazione, tratto da un libro del geniale  W.R. Burnett) impersona il ricchissimo e tarato Alonzo  D. Emmerich, amante – protettore di una giovane Marilyn Monroe- è niente meno che Louis Calhern (1895- 1956), per lunghi anni idolo del pubblico teatrale e poi anche comprimario di successo al cinema (fu anche Giulio Cesare nel film di Mankievicz del 1953).
Approfitto per ricordare a tutti che dovrebbe iniziare su Film Tv una mia rubrichetta mensile intitolata “Salvate la Tigre”, intesa a rievocare mie operazioni di salvataggio e/o di recupero di film danneggiati o inediti da me portate a termine alla Rai. Soprattutto nel periodo di Rai Uno (1976-1981) in cui non ero ancora capo struttura ed avevo perciò più tempo da dedicare a passioncelle cinefiliche varie.






2 commenti:

PuroNanoVergine ha detto...

Da assiduo lettore di FilmTV, non ne perdo un numero, attenderò con piacere la nuova Rubrica (rubrichetta non si addice a uno scritto, seppure breve, di Claudio G.Fava).

Il Secondo Anonimo ha detto...

Premetto che il Maestro non solo può approfittare, quando eventualmente gli occorra, cinicamente della mia ignoranza ma tranquillamente "avvalersene crudelmente", sia a scopi didattici, sia meramente ludici o anche francamente, pubblicamente e perversamente sadici.
Ovviamente non ricollegavo la figura di Louis Calhern al "Giulio Cesare" che ora, in ginocchio sui ceci (o, meglio ancora, strisce di celluloide poste di taglio) mi appresto a rivedere. Sui provocatorii baffetti però mi permetto di insistere, perché per me compendiano bene la plastica e rotonda compiutezza del personaggio/attore (che in effetti mi ha entusiasmato): stanno come il fiocco all'uovo di cioccolato o la coda al topone.
Ridotto dai pirotecnici riferimenti del Maestro a una specie di biliardo cinematografico, segnalo che le altre palle della mia attenzione DOVRANNO dedicarsi a "Quel treno per Yuma", che ho sicuramente visto più di trentacinque anni fa perché c'era ancora mio padre (e ricordo era oggetto di un affettuoso tormentone insieme a Parlami d'amore Mariù, che per un certo periodo è stata la mia non troppo virile ninna nanna...).
Parallelamente sto seguendo il filone Bogart e, dopo Nebbie (che non ricordo di aver visto prima e lì mi piace molto la moglie oltre che lo psichiatra ma su quello sono preparato), tocca a l'Ammutinamento del Caine (che mi è sempre interessato anche per ragioni professionali).
Chiudo segnalando gravi sintomi di contagio a mio carico a proposito di doppiaggio, dopo qualche settimana passata con film anni 40 e 50 sono effettivamente fortemente infastidito se mi capita di imbattermi nel doppiaggio dei cartoni animati che guardano i mie figli o qualche film recente: molto sciatti.
C'è lo stesso rapporto che c'è tra un ipermercato e un negozio di armi antiche.
Fino adesso mi era capitato di inorridire guardando la televisione a volume spento (non so qualcuno abbia provato a guardare un "video musicale" senza musica.. se si fosse costretti a guardarli ci si riconcilierebbe con la Santa Inquisizione, le Assemblee condominiali o un Gabinetto dentistico).
Adesso mi succede anche l'inverso.
E' il prezzo della cultura, diciamo.