Blog - Crediti


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9 novembre 2011

A DOMANDA RISPONDE


Opinioni sul contraddittorio fra me e Veneziani, sulla “Guerra lampo dei fratelli Marx” e perfino sulla mia fortunata sopravvivenza al fortunale che ha investito Genova.


Ringrazio Enrico per le sue osservazioni concernenti le opinioni della mamma, di fatto mia coetanea. Non mi stupisco delle lodi per le opere pubbliche del Ventennio: in effetti molte strade e costruzioni d’epoca resistono all’usura del tempo ed alle trappole della meteorologia molto meglio di quanto non facciano le costruzioni via via realizzate a partire dal ritorno della democrazia in Italia. Evidentemente non è un giudizio politico ma è una banale constatazione visuale. Se mai lo stupore nasce dal raffronto fra il successo dei fabbricati d’epoca (per restare nel campo del cinema si pensi a Cinecittà o al palazzo della Mostra al Lido di Venezia) e l’approssimazione totale nel campo della preparazione bellica: cannoni antiquati, aerei di base pochi e assolutamente invecchiati, modelli da caccia nuovi e moderni prodotti con il contagocce, scarpe e divise della truppa assolutamente insufficienti, eccetera. Si vede qui il mal funzionamento di quella burocrazia statale a cui accennavo nella mia lettera a Veneziani e che soffrì palesemente dell’accentramento di tutti i ministeri importanti nelle mani di Mussolini.
Mi pare straordinario, e mi riempie di orgoglio l’aneddoto riguardante il successo de “La guerra lampo dei fratelli Marx” nelle aule di medicina. Ne deduco che il mio interlocutore è un medico e che i miei interlocutori cinematografici del tempo erano di qualità…
Quello che scrive Antonio Sabino mi pare molto vicino alle mie osservazioni: non è un caso che la generazione del GUF sia composta di una piccola minoranza di fedeli entusiasti (molti di essi cambiarono poi idea e, come diceva Totò, si “buttarono a sinistra”) ed una maggioranza di furbetti  indifferenti, disciplinati in apparenza e totalmente neutri nel fondo. Si pensi alla figura di quel giovane ufficiale di fanteria, magnificamente incarnato da Alberto Sordi, che regge e motiva l’intera  struttura narrativa di “Tutti a casa” (1960), diretto da Luigi Comencini e scritto da Age & Scarpelli più Marcello Fondato. Il personaggio di Sordi ha idee ossequiose ma vaghe su Nizza, Corsica e Savoia ma a suo modo più precise, ma pur sempre sbrindellate, sugli Stati Uniti, visti attraverso il filtro di Fred Astaire e Ginger Rogers.
Infine  ringrazio pubblicamente Davide Barranca che mi ha consigliato di approfittare del Blog per dare notizie su di me e sul “tifone” scatenato su Genova. Io e mia moglie stiamo bene, non ci è successo assolutamente nulla e in senso stretto nulla è accaduto intorno al caseggiato dove abito. Esso si trova in una traversa (lo dico per quelli che conoscono la città) di via Casaregis, alla Foce. Ho appreso adesso che nella zona ci sono stati diversi allagamenti e che, a non grande distanza da casa mia, sono stati concentrate centinaia e centinaia di automobili divorate dalle acque. Come accade quasi sempre l’unico modo per non conoscere veramente le notizie è quello di trovarcisi immersi dentro. Per fare un esempio tipico ricorderò (io non me ne sono mai dimenticato) che cosa accadde a Genova il 30 giugno 1960. Io ero chiuso nel palazzo del “Corriere Mercantile” intento a scrivere a macchina la traduzione di una serie di fumetti americani che avevano per protagonisti John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon. Vi si riassumevano le biografie dei due politici in lotta per la presidenza degli Stati Uniti (come è noto vinse il primo e assunse la carica nel Gennaio dell’anno seguente). Lavorai per tutto il pomeriggio senza sentire il minimo rumore dall’esterno, anche per la perfetta chiusura sonora del palazzo che era di recente costruzione. Non mi accorsi di nulla. In realtà a meno di un chilometro da me la folla tumultuava in via XX settembre e in piazza De Ferrari contro la polizia, per protestare contro l’apertura di un congresso a Genova del Movimento Sociale Italiano. Praticamente alla fine della giornata la rivolta di Genova fece cadere il governo Tambroni. Mi raccontarono tutto i colleghi della cronaca che, da breve distanza,  tornarono stravolti in redazione. E’ l’eterna lezione stendhaliana di Fabrizio del Dongo che partecipa alla battaglia di Waterloo e non se ne accorge…

1 commento:

Il Secondo Anonimo ha detto...

Sto recuperando un po' di arretrato del blog dopo un po' di assenza.
E' sempre buono, se mi si consente, come il gorgonzola: una pasta deliziosa di informazioni con delle venature di arguzia speziata.
Preciso che amo il gorgonzola, e la similitudine va quindi letta entusiasticamente.
Delle telefonate quella più peculiare è quella con il Critico Televisivo Sublime, la cui voce tende a cadere come il Salto Angel da vette altissime con zampilli nitidissimi e non so quanto autoironici.
Bellissima comunque.
Poiché sto seguendo una personale retrospettiva di John Huston (e quindi la domanda è del tutto impertinente al discorso ma pertinente a quello che mi frulla davanti) volevo buttare lì una domanda, che corrisponde a una curiosità (che può benissimo essere lasciata insoddisfatta): il Maestro condivide la definizione di "Sotto il Vulcano" come "film splendidamente inutile"? Io ho qualche tentennamento da mero spettatore ignorante sia sull'avverbio che sull'aggettivo.