Blog - Crediti


L'audio e i video © del Blog sono realizzati, curati e perfezionati da Lorenzo Doretti, che ha anche progettato l'intera collocazione.
L'aggiornamento è stato curato puntualmente in passato da diverse collaboratrici ed attualmente, con la stessa puntualità e competenza, se ne occupano Laura M. Sparacello ed Elisa Sori.

27 ottobre 2010



LIBRI DI CINEMA

Ultimamente ho ricevuto sei nuovi libri di cinema, cinque inviati gentilmente da Francangelo Scapolla, proprietario di Le Mani, casa editrice genovese ormai ben conosciuta fra gli editori specializzati. Ed uno fattomi pervenire da Enrico Lancia, uno dei tre autori (gli altri sono Massimo Giraldi e Fabio Melelli), di un’opera intitolata “Cento caratteristi del cinema americano”. Per scrupolo indico anche l’editore, Gremese, che cesserò di menzionare ulteriormente.
Il libro di Lancia, Giraldi e Melelli è, per una certa generazione di spettatori (alla quale io appartengo), quasi commovente.



I cento caratteristi menzionati nel titolo rappresentano la parte forse più toccante del cinema americano come abbiamo imparato a conoscerlo, almeno nel corso degli ultimi 50 anni. Notoriamente la storia hollywoodiana è, innanzi tutto e prima di tutto, una storia di facce. Una storia di primi piani, equamente divisi fra protagonisti e caratteristi, che da soli riassumono migliaia di film e milioni di sollecitazioni della memoria e del cuore. Ritrovarli tutti insieme costituisce un momento decisivo del nostro passato e quindi della nostra vita. Ognuna delle cento voci implica una ricerca accuratissima e la citazione di un numero infinito di film: si vede che i tre autori hanno passato buona parte della loro esistenza nelle sale oscure; solo grazie a questa vocazione, che risale sicuramente all’infanzia o alla prima giovinezza, è stato possibile concepire e poi realizzare il libro. Come dicevo l’elenco dei cento caratteristi (si comincia con Danny Aiello e si finisce con Gerald Tommaso De Louise, ovvero Burt Young, cioè Paulie Pennino, l’amico e allenatore di Stallone in tutta la saga di “Rocky”) costituisce da solo una sorta di manifesto programmatico del grande cinema americano del passato. Citando alla rinfusa vi ritroviamo Eddie Albert e Alan Arkin, Martin Balsam e Ward Bond, Lee J. Cobb e Elisha Cook jr., Jane Darwell, che apprendiamo chiamarsi in realtà Patti Woodward, e Marie Dressler, Jack Elam e James Gandolfini, Sidney Greenstreet e Peter Lorre, Donald Meek e Thomas Mitchell, e via citando, in una splendida galleria di volti e di nomi, ognuno dei quali evoca un intero film. Per continuare l’elenco in ordine alfabetico troviamo ancora, a casaccio, Karl Malden e Robert Morley, Joe Pesci e Claude Rains, Thelma Ritter, Everett Sloane e Jack Warden, Clifton Webb e James Withmore, giusto per il piacere di riportare nomi familiari e volti decisivi che hanno descritto un secolo intero con l’intensità di una Galleria degli Uffizi. In sostanza è un libro utilissimo.
Costa 35 euro, è arricchito da centinaia
di bellissime foto, da indici molto precisi e da una postfazione che cita anche tutti i grandi caratteristi, da William Bendix a Lionel Stander, da John Carradine a Jimmy Durante, da Adolphe Menjou a Nigel Bruce e Basil Rathbone, per i quali si è dovuto rinunciare ad una voce singola.
E’ un libro per gli appassionati e agli appassionati lo raccomando.

Cambiando editore, i cinque libri inviatimi da Le Mani sono, citandoli senza nessun ordine, “Halloween, dietro la maschera di Mike Myers” (14 euro) di Massimo Causo e Davide Di Giorgio, “Psycho & Psycho” (15 euro) di Massimo Zanichelli, “Elephant Man, l’eroe della diversità” (15 euro) a cura di Gabriele Mina, “Italoamericani, tra Hollywood e Cinecittà” (15 euro) di Flaminio Di Biagi e, infine, l’autorevolissimo “Horror” (18 euro) di Renato Venturelli. Si tratta di una nuova edizione aggiornata di quella apparsa nel 1994 e ristampata nel 2002. Venturelli, critico cinematografico de “Il Lavoro”, edizione genovese de “La Repubblica”, cura “Cinema & Generi”, pubblicazione annuale sul cinema di genere edita sempre da Le Mani, e da poco tempo è il successore di Piero Pruzzo alla direzione di “Film DOC”. Renato ha anche scritto altri due libri della serie monografica specializzata di Le Mani “Poliziesco americano in cento film” (1995) e “Gangster in cento film” (2000). La sua opera forse più impegnativa è “L’età del noir. Il cinema criminale americano 1940-1960”, apparso da Einaudi nel 2007. E’ un’opera di rara importanza, frutto di un enorme lavoro di censimento e di una specializzazione al tempo stesso devota e brillante. Nonostante il carattere minutamente specialistico ha avuto un tale successo che Einaudi ha richiesto un seguito, che dovrebbe apparire entro la fine dell’anno prossimo. Qui in particolare l’intenso lavoro di aggiornamento e di allargamento praticato da Venturelli trova una conferma nella parte introduttiva del libro, che si articola nei seguenti capitoli: 1. Evoluzione dei generi -2. Alle radici dell’horror – 3. Nascita e consolidamento – 4. La nouvelle vague dell’orrore – 5. Una cultura dell’horror – 6. Rifondazione dell’horror – 7. Il ’68 dell’horror – 8. Horror e post-moderno – 9. Global horror. L’elenco dei film inizia con la scheda de “Il gabinetto del dottor Caligari” di Robert Wiene, del 1919, e termina con quella di “Drag me to hell” di Sam Raimi, del 2009. Ci sono naturalmente anche i doverosi indici e una bibliografia di tre pagine che mi sembra considerevolmente ricca. Ci sono evidentemente nel libro, in omaggio alle tradizioni dell’editore, molte fotografie di manifesti di film che ribadiscono anche visivamente la tenace vocazione specialistica di Venturelli. Il libro allinea tante diverse tendenze dell’horror, perché dai film più apertamente “orrorifici” (da “Freaks” a “L’isola degli zombi”, da “Il mostro della Laguna Nera” a “La maschera di sangue”, per citare alcuni titoli molto amati dagli appassionati del genere), si trascolora poi in opere di più larga fruizione, come “L’occhio che uccide” e “Psycho”, “Gli uccelli” e “L’esorcista”, “Lo squalo” e “Shining”. Come accade con tutti i libri di Venturelli è un’opera utilissima, dove la ricerca minuta dell’appassionato si sposa all’eleganza divulgativa tipica della miglior tradizione del giornalismo di alto livello.
Degli altri quattro libri, il più apertamente fruibile come opera di consultazione è sicuramente il già ricordato “Italoamericani” di Flaminio De Biagi. L’enorme apporto degli oriundi alla creazione e alle creazioni di Hollywood è riassunto molto eloquentemente nel libro e a ribadirlo basta l’elenco principale dei capitoli: “Gli italoamericani sugli schermi di Hollywood”, “Gli italiani a Hollywood”, “Il primo esempio” (cioè quello di Rodolfo Valentino), “Il cinema muto”, “Anni Trenta e Quaranta”, “La Guerra”, “Anni Quaranta e Cinquanta”, “Anni Sessanta, “Anni Settanta”, “Anni Ottanta e Novanta”, “Ai giorni nostri” e “Conclusioni”. Una seconda parte del libro riguarda temi più specifici, da quello molto ricco degli italoamericani sugli schermi di Cinecittà alle varie articolazioni di tempi e di sfondi che vanno dal periodo muto sino ai giorni nostri.
Questi due libri, e gli altri tre prima citati (tutti e cinque sono editi nel 2010), costituiscono una riprova della agilità e del coraggio con cui si muove, nel panorama dell’editoria propriamente cinematografica, un uomo d’affari intraprendente e appassionato come Francangelo Scapolla. Essendo anche il mio editore non posso tessere troppe lodi di lui, ma credo onestamente che se le meriti tutte.


Claudio G. Fava


elenco delle foto, in senso orario da sinistra a destra: Hattie McDaniel (con Vivien Leigh), Jackie Oakie, Walter Huston, Donald Meek, Sidney Greenstreet, Eugene Pallette, Marie Dressler, Jane Darwell, "Dame" May Whitty, più in basso a sinistra la pietra tombale di Vincent Gardenia e della famiglia Scognamiglio (dalla quale sembrerebbe di poter dedurre che, dopo Scognamiglio, Gardenia sia il secondo cognome della famiglia) e sotto Vincent Gardenia, Ward Bond, Thomas Mitchell e infine Peter Lorre.


battute testo:7.190

Nessun commento: