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20 luglio 2010

LA POSTA DI DOC HOLLIDAY (9)

Caro D.O.C Holliday,
La ringrazio sentitamente per lo spazio e l’attenzione ai quesiti posti in una mia precedente lettera, ai quali ha fornito una risposta più che esauriente; anche se è doloroso apprendere come la RAI si sia progressivamente privata delle molte figure di gran livello che, fino a non molto tempo fa annoverava ancora fra le sue fila, ma anche questo è un segno di tempi, evidentemente.
In secondo luogo le fornisco le precisazioni che mi ha chiesto su Truffaut. Premetto che il grande cineasta francese occupa un posto di primo piano fra le mie preferenze cinematografiche, non esclusivamente per il valore delle sue pellicole ma anche per la qualità umana che contraddistingue ogni suo film; così , come omaggio, ho chiuso la lettera alla sua maniera: infatti, dalla lettura dell’interessantissimo volume che raccoglie la sua nutrita corrispondenza, edito in Italia con il titolo Autoritratto (Einaudi, Torino, 1993), ho preso in prestito la frase “sinceramente suo” che il regista adotta ogni qualvolta scriva ad una personalità di rilievo e della quale nutra una grande stima: Abel Gance, Henri-Georges Clouzot, Nestor Almendros, Henry Langlois……la lista potrebbe continuare.
Infine mi conceda una nuova domanda: non molto tempo fa ho registrato per puro caso, una pellicola neozelandese uscita nel 1996, dal titolo Forgotten Silver, per la regia di Peter Jackson (che ritengo sia il regista del recente Il signore degli anelli); nel film, realizzato con la tecnica del documentario, si narra l’incredibile scoperta di una grande quantità di bobine girate da un “pioniere del cinema neozelandese”, Colin McKenzie. Il film di Jackson è estremamente interessante, ma ancor più straordinaria sembrerebbe la figura di quest’uomo, aurore di un solo film, Salomé, (realizzato tra difficoltà enormi, nella giungla, assillato dai creditori), che vede morire la propria moglie sul set e che, infine, lascia tutto per rifugiarsi in Spagna dove, durante la guerra civile, filma la propria morte. La biografia di questo personaggio appare davvero incredibile, ma la confezione del film, con tanto di interviste (compare anche l’attore Sam Neill) con le immagini in bianco e nero della pellicola ritrovata e restaurata, con la prima in grande stile di “Salomé” conferisce una certa credibilità alla vicenda. Volevo chiederle, appunto, Le risulta che sia esistito davvero questo “pioniere” – e che quindi la storia del cinema sia da rivedere alla luce di questa scoperta, come viene segnalato nel film – o dobbiamo dare atto al regista neozelandese di possedere una straordinaria fantasia cinefila ? Confidando, anche in questo caso in una sua sempre puntuale risposta, La ringrazio e La saluto.
Sinceramente suo, ETTORE ARTIRIO


Andiamo in ordine, cominciando dal fondo. I dubbi che lei si prospetta riguardo a ”Forgotten Silver”, dimostrano quanto siano stati bravi Peter Jackson (è proprio quello della saga “Il signore degli anelli”) ed il coregista e cosceneggiatore Costa Botes ad inventare un falso personaggio ed una falsa e complicatissima storia a carattere cinematografico, dando vita ad un passato clamorosamente impossibile ma, a quanto capisco e leggo, squisitamente ricreato. E’ un esempi tipico di quel che gli anglofoni chiamano “mockcumentary” – o anche, per semplificare, “mocdoc” – parola nata dall’unione di due parole. Della radice “mock”, che, come aggettivo, significa, innanzitutto “finto, simulato” e poi anche “burlesco, ironico, scherzoso”, mentre come verbo significa, fra l’altro, “deridere, canzonare, schernire”. E poi della parola “documentary”, che ovviamente significa “documentario”. C’è un illustre precedente radiofonico, “La guerra dei mondi” di Orson Welles. Da allora, nel cinema, i “mocdoc” anglosassoni sono parecchi. A cominciare da uno che gli americani sembrano considerare il più interessante di tutti e che io non ho mai visto, e cioè (fa rima !) l’ inchiesta “mock” su un complesso rock, “This Is Spinal Tap” (1984), film di esordio come regista di quel versatile personaggio che è Bob Reiner, il quale ad oggi ha diretto già 13 film, fra cui il divertente “Harry ti presento Sally”, oltre ad interpretarne una cinquantina ed a produrne una quindicina. Del resto, si badi. Quando “Forgotten Silver” fu trasmesso in tv in Nuova Zelanda, la maggioranza del pubblico lo prese per vero e credette alla nascita di un nuovo eroe nazionale. Il che ampiamente giustifica i dubbi del signor Artirio. Fra l’altro figurano nel film non solo Sam Neill ma anche Leonard Maltin, autore del più famoso vocabolario cinematografico del mondo, Harvey Weinstein , celebre produttore della Miramax, e gli stessi Jackson e Botes. Del resto se il signor Artirio riflette un attimo a un ormai lontano film di Woody Allen,”Zelig” (1983) o al giovanilistico e troppo fortunato “The Blair Witch Project” (1999), i rinvii sono numerosi e provano quanto il genere sia consacrato nel mondo dei filmakers anglofoni.
Ancora due parole, a ritroso: l’espressione “Sincèrement vôtre” non è che sia più segreta e affettuosa del nostro “Cordialmente vostro” anche se in francese la frase ha forse un sapore di maggior finezza e partecipazione. Truffaut l’ho incontrato tre volte, abbastanza a lungo, e un giorno che avrò spazio lo racconterò. Il cambio di generazioni Rai è una cosa, come si dice ora, epocale, e non è solo responsabilità di questo o quel dirigente. Grazie dei ringraziamenti. Infine, saluti alla signora Mancuso. Ho stampato il suo dischetto e le risponderò, veramente, la prossima volta. Parola !


(Pubblicato sul n° 50 Novembre-Dicembre 2002 p. 16)

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