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20 luglio 2010

LA POSTA DI DOC HOLLIDAY (8)

Con grande sorpresa ed immenso piacere ho scoperto la sua rubrica su Film DOC di novembre regalatomi da una mia amica che lavora all'Arco Film …(omissis)… . Nel corso della mia vita essendo figlia di un operatore cinematografico ho avuto modo di vedere almeno 10.000 film e le assicuro che è stata una delle più belle esperienze di tutta la mia vita. Conoscere anche ciò che riguarda i personaggi del "set", grazie a lei, mi ha permesso di apprezzare maggiormente il tutto. Come microscopico segno di ringraziamento, anche se virtuale, le invio un floppy di un libro di fantascienza da me scritto, che riguarda in parte anche la trama di un film. Mi auguro che le faccia piacere. Spero di vederla presto in televisione.
Giuseppina MANCUSO, via Pozzuolo del Friuli, 2/14, 16145 Genova.


Grazie mille anche delle infinite parole di elogio (ben 504 battute!!) che ho tagliato dalla lettera per non apparire stucchevolmente autoelogiativo. Grazie anche del floppy - disc, su cui cercherò di darle un parere, tempo permettendo.
Caro Doc Holliday,
Le scrivo soltanto adesso in seguito alla lettura dell'intervista rilasciata al Secolo XIX del 4/02/02. Premetto che ho sempre nutrito grande stima nei suoi confronti, stima che peraltro l'intervista in questione conferma in tutto; se potessi sottoscriverei in pieno quanto da lei affermato. Credo di avere sempre ritenuto alcuni cineasti italiani di oggi dei modesti autori - almeno se paragonati alla generazione dei De Sica, Rossellini e Fellini, ma anche nei confronti dei Monicelli, Risi e Scola - ma il mio giudizio di semplice appassionato poteva essere facilmente contestato. Ecco perché sentire definire da lei Benigni "noioso", Moretti "un enigma" ( e stendiamo un velo pietoso sugli altri "toscani") mi ha reso felice; c'è sempre più bisogno di persone che abbiano il coraggio di sostenere le proprie idee e convinzioni, anche se queste si scontrano inevitabilmente con quelle delle maggioranza. Mi ha invece sorpreso la sua valutazione positiva di Salvatores, autore che ho molto apprezzato - a suo tempo - per i primi film ("Marrakech Express" e "Turné") ma che a mio giudizio ha subito una repentina involuzione a partire dal confuso "Puerto Escondido" e dal pretenzioso "Sud". Mi piacerebbe sapere se il suo giudizio si limitava alle opere degli esordi o comprendeva anche gli ultimi film che personalmente non ho visto. Volevo invece segnalarle una pellicola che mi è piaciuta molto: si tratta di "Auguri professore" (1997), un film diretto da Riccardo Milani e interpretato da Silvio Orlando, in qualche modo da collegare all'altrettanto riuscito "La scuola" di Lucchetti.
Vorrei ancora ancora sapere se vedremo sul piccolo schermo alcune di quelle meravigliose retrospettive da lei curate (ne ricordo una su Melville), dedicate ai cineasti francesi - penso a Renoir, Clair, Clouzot, Ophüls e Becker - e se avrò la fortuna di vedere i capolavori di Akira Kurosawa ("L'angelo ubriaco", "Cane randagio", "Vivere", "I sette samurai", nell'edizione integrale" di tre ore, e "I cattivi dormono in pace") che se non sbaglio passarono in programmazione sulla Rai circa quindici anni orsono, ovviamente ad orari impossibili, e mai più riproposti in seguito.
Sinceramente suo -Truffaut non me ne vorrà-
Ettore ARTIRIO, Via G. Da Verrazzano,260 -16165 Genova -



Rispondo, nell'ordine: mi ero quasi dimenticato dell'intervista. Non vorrei dar qui un esempio del tipico modo italiano di confessarsi ("qui lo dico e qui lo nego!, ma tant'è.. ") Magari "noioso" è troppo per Benigni - e così "enigmatico" per il minuzioso e didattico Moretti - ma nella sostanza ribadisco le mie perplessità e le mie insoddisfazioni. Nessun film italiano di oggi mi dà i brividi che mi comunica un piccolo thriller americano in bianco e nero degli anni '40 (ma probabilmente è tutta questione di età). Il discorso di base è che mancano i geniali sceneggiatori di un tempo, perché la società italiani di oggi non è favorevole agli scrittori popolari ma solo agli scrittori elitari, o supposti tali. Il Salvatores a cui mi riferivo è proprio quello iniziale a cui si riferisce lei, con una eccezione più recente per l'inconcluso ma bizzarro e psichedelico "Nirvana", raro caso di cinema di fantascienza paradossale e avveniristica tentato da un autore di casa nostra. In quanto al premiatissimo e lodatissimo ovunque "Mediterraneo", è forse una delle sue opere peggiori (peccato per un manipolo di buoni attori: Cederna, Bisio, Gigio Alberti, lo stesso Abatantuono).
Per quel che riguarda la TV non so che cosa dire. Io sono stato collocato in pensione nel 1994 e da allora i miei rapporti con la Rai sono da esterno e non certo da programmatore. Rivedere i cicli che lei rievoca, mi sembra assai difficile. Sia per motivi di diritti (è sempre più complesso acquisirli per la programmazione) sia per mancanza di interesse specifico. La Rai di oggi, sia di destra che di sinistra, è la struttura meno cinefilica che si possa immaginare, salvo a nozze avanzata, sui satelliti e quando deve ostentare entusiasmo patriottico - e spesso insincero- per qualche film italiano premiato (o non premiato) all'estero.
Non mi sembra di aver curato tutti i cicli che lei rievoca, ma forse mi sbaglio a mio danno. Mi chiarisce il riferimento a Truffaut?
Mi accorgo di aver rosicchiato tutto lo spazio a disposizione. Restano in attesa di risposta: Roberto Cozzolino, Sandro Corsi e Orlando Botti (2° lettera). Molti cari saluti a tutti.
(Pubblicato sul n° 48 Maggio-Agosto 2002 p. 18)

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