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30 marzo 2009

La posta di D.O.C. Holliday (14.a puntata)




Caro D.O.C. Holliday,
le delusioni al cinema sono frequenti. Ultimo esempio "Fantasia 2000". Anche i bambini in sala erano spazientiti, ma in questi caso, forse, il film non è adatto a loro, ma il marchio "Walt Disney" ha una forte attrattiva su tutti. Lei che ne pensa di questi film ? Grazie anticipatamente per la risposta Con l'occasione le invio cordiali saluti, e sempre maggior successo per l'utilissima rivista "Film D.O.C.". MARIO DI NERVI


Caro Mario di Nervi. Credo di non sbagliare scrivendo che lei è divenuto uno dei corrispondenti abituali della rubrica. La ringrazio a mia volta e giro i suoi complimenti a Piero Pruzzo, che è l'unico abilitato a riceverli ed cui va sicuramente la maggior parte del merito se "Film D.O.C." sta conquistando lettori ed amici, anche fuori Genova. Proprio con Piero ho parlato di "Fantasia 2000" che, lo confesso, non ho visto e che, probabilmente, non vedrò mai. Con l'età mi si è sviluppata una sorta di forsennata diffidenza per tutto quel che riguarda il cinema di animazione (che pure conta tanti estimatori e anche miei tanti amici e colleghi che lo amano e sanno intenderlo, valutarlo e studiarlo). Però ne ho parlato a lungo proprio con Pruzzo che lo ha visto (ma non avrei fatto più presto a vederlo io stesso ? Va a sapere) ed ho cercato, più ancora grazie ad Internet che alle abituali riviste, di leggere un po' di letteratura sull'argomento. Ho visto che anche gli americani, nonostante qualche entusiasmo passeggero, mostrano perplessità di fronte ad un film che si propone di rinnovare il meccanismo ed il mito (postumo) del vecchio "Fantasia" del 1940 (ai suoi tempi fu un disastro finanziario, il che influì molto sulle successive produzioni). Come è noto il film nacque dalla "estensione" di un cortometraggio dove Topolino, con la collaborazione musicale di Leopoldo Stokowsky, animava "L'apprendista stregone" scritto da Paul Dukas nel 1897. Disney volle allargare le dimensione del testo, aggiungendovi gli omaggi a Beethoven, Bach, Ciakovskij, Musorgskij, Schubert e Stravinskij, e dette origine ad un film in apparenza molto diverso dalle precedenti (e successive) vicende di bambini e di animali che avevano incantato e dovevano incantare generazioni e generazioni di bambini ed interessare altrettante generazioni di adulti. Tuttavia, con l'andar del tempo il vecchio "Fantasia" ha superato il distacco ed, a suo modo, è diventato un piccolo classico nella storia del lungometraggio di animazione. Non ci si stupisce, pertanto, nel vedere che anche l'attuale generazione di dirigenti della Walt Disney ha voluto, 60 anni dopo, riprendere il meccanismo del film di allora (il primo, sia detto incidentalmente, ad avere un suono stereofonico, senza che, peraltro, le sale dell'epoca fossero, in genere, in grado di "tradurlo") impaginato con lo stesso sistema antologico. Ma corretto, perfezionato e probabilmente peggiorato dal sostanziale mutamento della tecnica dell'animazione, a cui la meccanicità dei procedimenti attuali mi pare abbia tolto molto della trasognata e minuziosa delicatezza miniaturistica di quello di un tempo.
Non vorrei aggiungere altro, ma se qualche appassionato di cartoons" (malamente italianizzato, come si sa, in "cartoni") volesse intervenire sull'argomento ne sarei felice.

Finalmente Shakespeare è stato spolpato di tutto. Lentamente, inesorabilmente, film dopo film, le sue commedie e i suoi drammi sono stati ridotti a pura e semplice narrazione di fatti di cronaca. Persa qualsiasi traccia del suo linguaggio, di quelle parole che aprono all'immagine, film come "Romeo deve morire" di A.Bartkawiak (per l'esattezza: Andrzej Bartkowiak - n.d.r.) si sono appropriati di una storia per svuotarla di ogni contenuto erotico ed emozionale per dare vita ad un compiacimento della violenza e del sentimentalismo, come già accaduto nel film "Titus". A chi interessano questi film ?Non è difficile rispondere se pensiamo a quelle persone che quotidianamente si nutrono di telegiornali e programmi grondanti disperazione , a quelle persone le cui vite sono semplici cronache. Un bacio, un litigio…tutto viene catalogato come fatto e in quanto fatto osservato nel suo semplice accadere. Mentre Shakespeare ci insegna a ironizzare sui fatti che accadono permettendoci di imparare a riflettere sui sentimenti la cronaca a cui è stato ridotto da Bartkawiak (Bartkowiak -vedi sopra) rispecchia la tendenza contemporanea a commercializzare la violenza. ROBERTO BAGHINO (coll.re del Centro Ricerche Scienze Umane -Genova)

Da tempo avevo nella cartella questo "e-mail" di luglio, indirizzato anche all'Agis di Genova oltre che a moltissimi altri, fra cui Barbara Palombelli, "Il foglio, "Il Giornale", "La Stampa", "Cineforum". La pubblico per scrupolo, e per un vago senso di colpa, dato il ritardo. Non rispondo per mancanza di spazio, ed anche perché la sincerità addolorata del testo, meriterebbe una confutazione chilometrica (il film è la storia di un poliziotto cinese che si innamora della figlia di un boss nero, negli Stati Uniti). Risponda, se crede, ogni lettore nel suo foro interno, come scrivevano una volta i giuristi.
(Film D.O.C., anno 8, n. 40, Nov.-Dic. 2000)

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