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10 marzo 2008

La posta di D.O.C. Holliday (6.a. puntata)

- LA POSTA DI D.O.C. HOLLIDAY -
A TUTTI - Le lettere incalzano ed ogni altra parola è superflua. Cominciamo subito:
Ma come fate a fare una rivista di cinema con tutti i brutti films che ci sono in giro? Non parliamo dei films italiani, ma anche gli americani non scherzano. Che schifo "Armageddon", "Vampire", "Godzilla", "Dark City", etc.etc. Ma perché non sanno più fare bei films? E' meglio darsi all'ippica. Scrivetelo! - Pasquale Corso, Via Ugo Bassi, 6-Genova

La Sua lettera risale (vedi timbro) al 12 ottobre scorso) il che spiega i riferimenti. Se fosse più recente, avrebbe forse aggiunto altri esempi. E' chiaro che un certo tipo di cinema (vogliam dire parafantascientifico ?) non le piace. Ma forse piace ad altri. Per curiosità sono andato, via Internet, a controllare, un po' a casaccio, recensioni di pubblicazioni americane, di una francese, di una portoghese, sull'ultimo film che lei cita, "Dark City" (non certo quello del 1950, di William Dieterle, che vide l'esordio di Charlton Heston e che in Italia si chiamò, puntualmente, "La città nera" !): E tutte erano piene di rispetto per l'opera, anche quelle ove si formulavano riserve: Come vede, non tutte le opinioni ( per fortuna) debbono fatalmente coincidere. Ma qualche film del passato probabilmente le è piaciuto. Mi scrive qualche titolo ? ( e mi conferma se ho letto bene il suo nome? Lei è uno dei tanti che scrivono a mano, ma in modo comprensibile. Tutto. Salvo la firma). Il suo consiglio di darsi all'ippica suona poi particolarmente crudele in un paese dove l'ippica è costretta a dimostrare per le strade

Caro e gentile Fava, anzitutto complimenti. Ho solo una curiosità da soddisfare. Ho visto l'ultimo Lelouch. Mi pare così così. Ma lei lo giudica un grande, Lelouch, o un bluff ? - Mara Carzino, di Sampierdarena.
Personalmente penso che sia un grande. Ma sono uno dei pochi a pensarla così. Ovunque in Italia, come in Francia come in altri paese, farsi beffe di Lelouch è considerato doveroso parte di persone che poi pigliano sul serio esordienti pieni di petulanza e di vuoti discorsi, o che oppure ci riempiono di discorsi incomprensibili sul garbo, l'humour, la finezza, la geniale intemperanza di sciamannati escursionisti dello schermo come Aldo, Giovanni e Giacomo. Io amo in Lelouch il fisiologico amor di cinema, che lo porta a filmare con estrema e barocca eleganza, con incroci volanti, con gru e "dolly", con camera a mano, con tirannico gusto fisico nell' inseguire immagini da catturare con la macchina da presa. L'ultima volta che gli ho parlato (a Venezia) ritornammo sull'argomento (come è noto lui è il cameraman di se stesso) e Lelouch mi disse che si stupiva degli stupore degli altri. E' giusto che ci sia un direttore di fotografia per calcolare le luci, un'arte sottile e complessa. Ma la ripresa, cioè la scrittura, dovrebbe sempre essere opera del regista. In realtà è l'unico a pensarlo ed uno dei pochi (salvo appunto gli ex.-direttori di fotografia diventati registi) in grado di farlo. E' vero che poi la sua vena di narratore non è sempre all'altezza della sua classe di "filmatore". Ma qui il discorso diventerebbe troppo lungo. (Grazie per il "caro e gentile". Volevo tagliarlo, poi, impudicamente, l'ho lasciato).

Nei films da Lei ricordati nella risposta sui films di guerra, non vedo "Orizzonti di gloria" del grande Kubrick, che è il più contro la guerra di tutti. Perché? Con stima. Amedeo Corso (?), Via Paggi, 3.- Genova

Nella mia risposta a Mario di Nervi citavo film famosi "sulla" guerra ma non, nel fondo, "contro" la guerra". Il film di Spielberg ne è un esempio tipico. Spielberg sa che quello sbarco era necessario per vincere una guerra che avrebbe impedito che potessero in futuro nascere (ed era già un caso fortunatissimo) altre "Schindler's List". Lo stesso "Full Metal Jacket" di Kubrick è un film "sulla" guerra" più che "contro" la guerra. Di cui esplora tutti gli automatici, inevitabili orrori. Contro i quali è necessario andare preparati al meglio. Si veda tutta la parte iniziale, con il feroce addestramento dei "marines" a Parris Island (ingiustamente descritto come una forma di sadismo fine a se stesso) che probabilmente è il solo sistema atto a preparare una persona normale a sopravvivere facendo cose anormali. E cioè ad uccidere, rischiando in pari tempo di essere ucciso. Ben diverso è il discorso per "Orizzonti di gloria", che in senso stretto è invece un film "contro" la guerra. L'assalto al "formicaio" è un mero atto di stupida convenienza e cinica tattica politica. Le fucilazioni dei soldati un crimine. L'ossessione degli assalti ripetuti da trincea a trincea, che dettero origine su tutti i fronti (anche sul nostro, badi, vista l'ostinazione di Cadorna a scatenare le battaglie dell 'Isonzo) ma ancor più su quello francese, a massacri insensati e spesso quasi quotidiani, una delle conseguenze peggiori di una guerra che nessuno riesce, in fondo, a capire veramente perché sia stata combattuta. L'americano Kubrick comprese pienamente i caratteri di una tragedia prevalentemente europea e ce li restituì con grande sapienza e lucidità. E ricordiamoci che non aveva ancora 40 anni ed era solo al suo terzo lungometraggio. (Sa che lei è il secondo Corso di questa puntata? E dire che lo credevo un cognome veneto).

Basta così, lo spazio è quasi finito. Ho molte altre lettere in ballo (fra cui una del chiavarese Riccardo Pogliettini, se ho bene interpretato il cognome) che mi ricorda come siano scomparsi di recente Gene Autry e Roy Rogers, i cosiddetti "Singing Cowboys", e mi invita a far cenno della musica western. Alla prossima puntata e grazie a tutti.
(Da "La posta di D.O.C. Holliday", "Film D.O.C.", anno 7, n. 31, Mar.-Apr. 1999)

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