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10 marzo 2008

I mille colori del nero

Nei giornali (almeno ai miei tempi) si imparava ad obbedire al Direttore, e a quella scuola son rimasto fedele. Pertanto per prima cosa ho chiesto a Pier (Luigi Ronchetti) il permesso di dedicare il mio spazio settimanale ad un libro, appena uscito, e non ad un film o ad una variazione su uno o più film. L’ho ottenuto ed ecco qui il risultato. Il libro è “L’età del noir” (Piccola Biblioteca Einaudi, € 22) e l’autore è Renato Venturelli, ben conosciuto dagli appassionati. Ha già pubblicato diversi testi spesso su temi – in senso stretto o lato – affini: il cinema horror in cento film, il film gangster in cento film, cinema e generi, perfino un ritratto di Arnold Schwarzenhegger con un divertente sottotitolo “…la carriera esemplare di un uomo macchina venuto dal futuro…”. Nel caso del libro che qui ci interessa il sottotitolo è “Ombre, incubi e delitti nel cinema americano, 1940-60” e riassume i temi fondamentali dell’opera. Ovvero un viaggio appassionato nei film che per la mia generazione rappresentarono, in certo senso, la vera e propria introduzione al cinema da amare senza riserve. Vale a dire quei film americani cupamente e scioltamente polizieschi, quei thriller, quei mistery,quegli hard-boiled (uso una terminologia che era ignota a noi adolescenti) destinati a lasciare una traccia decisiva nella cultura americana, ma soprattutto in quella europea dell’epoca. Il termine stesso di “film noir”, rigorosamente in francese, esiste perchè di fatto contribuirono alla sua creazione, in due articoli, due critici francesi d’epoca: “Un nouveau genre policier: l’aventure criminelle” di Nino Frank (L’Ecran français”, 28 agosto 1946) e “Les américains aussi font des film noirs” di Jean-Pierre Charter (La Revue du Cinéma , novembre 1946). Se la cosa può interessare i patrioti, ricordo che Nino Frank, di origine composita, nato a Barletta e rimasto sempre in possesso di un fluente italiano, svolse la sua attività in Francia da poeta, scrittore e traduttore dal francese.
Il “noir” indigeno - anch’esso a suo modo “nero” per la cupezza e la voluta tristezza con cui veniva foggiato - era il cinema francese che aveva prodotto film come “Il porto delle nebbie” e “Hôtel du Nord”. Ma nel confronto non poteva che essere sconfitto dal ben più scuro “noir” americano (il colore nero, come accadde da noi con il giallo della Mondadori, divenne sinonimo di genere, al punto che Marcel Duhamel per Gallimard, chiamò “Série noire “ la più famosa collana poliziesca di Francia, inizialmente alimentata da romanzi americani). Non è un caso, ricorda Venturelli, che i primi film della nuova tendenza indicati da Nino Frank fossero “Il mistero del falco” (1941) di John Huston, da Dashiell Hammet, “La fiamma del peccato” (1944) di Billy Wilder ,da James M.Cain, “Vertigine” (1944) di Otto Preminger, da Vera Caspary, e “L’ombra del passato” (1944) di Edward Dmytryk da Raymond Chandler. (non a caso su quattro registi due sono immigrati austro-tedeschi).Come si vede tutti nomi ghiotti di scrittori e di autori,, che mi fanno affacciare sulla tentante prateria sterminata dei titoli di film evocati ed analizzati da Venturelli. Ma poiché sono almeno 700 rinuncio qui ad altre citazioni specifiche, ricordando solo quale è la struttura portante alla base della vastissima ricerca dell’autore: una prima parte di introduzione che prevede un’ analisi dei corpi, del linguaggio e di temi fondamentali. Il capitolo “Alle origini del noir”, da Orson Welles ad Humphrey Bogart. Un ampio capitolo sugli “Anni dell’incubo” dal 1940 al 1946. E poi via via il dopoguerra, il melodramma noir, l’apogeo del noir, gli anni ’50 sino alla “Deflagrazione del noir”, anni ‘50/’60. La documentazione e la bibliografia (riviste comprese) sono all’altezza del resto, 500 fittissime pagine
Un documento d’epoca scritto con passione e competenza, entrambe fuori dal comune da un ”giovanotto” che non può sapere quale fu la mia emozione vedendo, all’epoca, al cinema i titoli di testa de “I gangster” di Siodmak con la scritta: “ E per la prima volta sullo schermo, nei panni dello Svedese, Burt Lancaster”. Avevo 18 anni…..

(da "Clandestino in Galleria", "Emme - Modena Mondo", n. 45 del 12 Dicembre 2007)


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